Dopo il grave incidente avvenuto ieri lungo la superstrada Ascoli-Mare, che ha coinvolto cinque auto, arrivano segnalazioni critiche sul funzionamento dell’accoglienza al pronto soccorso dell’ospedale “Mazzoni”.
A parlare è il marito di una delle persone rimaste ferite nello scontro di ieri (leggi qui), che ha voluto raccontare quanto accaduto dopo l’arrivo della moglie in ospedale.
«Non ero con lei in ambulanza – spiega – sono arrivato più tardi al “Mazzoni”, dopo aver visto la macchina distrutta ed avere preso con me mio figlio, che era con lei. Mi sono occupato delle operazioni con i carabinieri poi mi sono diretto lì. Al mio arrivo ho suonato più volte al triage, ma nessuno mi ha aperto. Ho chiesto aiuto anche a un addetto della sicurezza, ma mi è stato risposto che stavano visitando. Ho insistito, perché se una persona suona al pronto soccorso qualcuno deve rispondere, anche solo per dare un’informazione».
Secondo il racconto, soltanto dopo dieci minuti e vari tentativi un’infermiera ha aperto la porta, ma senza fornire notizie. «Ero preoccupato, non sapevo se mia moglie fosse viva o morta. Ho chiesto chi avrei dovuto denunciare per questa situazione, ero adirato e comprensibilmente agitato, per tutta risposta mi hanno fatto accompagnare all’uscita dalla sicurezza».
Il familiare ha poi contattato i carabinieri e si è messo in comunicazione con alcune conoscenze interne all’ospedale per avere aggiornamenti sulle condizioni della congiunta, fortunatamente non gravi.
«Non si tratta solo del nostro caso – aggiunge – ma di una questione di principio: chi arriva al pronto soccorso, specie in situazioni traumatiche, ha quasi sempre familiari o amici in forte ansia. Servono umanità e disponibilità, non porte chiuse e silenzi».
Lu. Ca.
Incidente in superstrada direzione Roma: 5 vetture coinvolte, nessun ferito grave
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