Il grido degli infermieri: «Messi alla gogna, ma per pochi euro garantiamo dedizione, salute  sicurezza e privacy»

ASCOLI - Le precisazioni di operatori del Pronto Soccorso, dopo lo sfogo di un uomo che ha riferito di essersi dovuto rivolgere ai carabinieri per avere notizia della moglie rimasta coinvolta in un incidente stradale 
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Il Pronto Soccorso dell’ospedale di Ascoli

 

«Troppo spesso gli infermieri del Pronto Soccorso sono messi alla gogna, professionisti che per 1.500 euro al mese danno la loro vita ogni giorno per un sistema sanitario che rende tutto più complicato. Per noi, per prima cosa, vengono il paziente e la sua tutela dal punto di vista della salute ovviamente ma anche del rispetto della privacy»: sono, in sintesi, le parole di due operatori sanitari del Pronto Soccorso dell’ospedale “Mazzoni” di Ascoli, dopo la denuncia di un uomo costretto a rivolgersi ai carabinieri, ieri 8 agosto, per avere notizie della moglie rimasta coinvolta nell’incidente sull’Ascoli – Mare.

Un episodio che può essere letto, da parte dell’utenza, come l’ennesimo simbolo di un sistema sanitario percepito come freddo e distante. Ma, come spesso accade, la realtà è più complessa di quanto sembri.

A intervenire sono gli stessi operatori sanitari che offrono una ricostruzione diversa. «Ero impegnata nella valutazione di un paziente quando abbiamo sentito forti colpi alla porta, non il suono del campanello» racconta uno di loro. «Abbiamo aperto subito e ci siamo trovati davanti un uomo visibilmente agitato e con tono minaccioso. Per motivi di sicurezza, il personale ha dovuto invitarlo ad allontanarsi».

Lo stesso personale ha spiegato  che la paziente, in quel momento vigile e cosciente, aveva rifiutato l’ingresso del familiare per motivi personali. «Per legge e per etica, siamo obbligati a rispettare la volontà e la privacy del paziente, anche in situazioni emotivamente difficili» precisa. «Non si è trattato di indifferenza, ma di tutela».

 

Tra stipendi modesti, turni massacranti e una costante esposizione al giudizio pubblico, gli operatori del Pronto Soccorso sono la prima linea di un sistema sanitario che andrebbe rivisto sotto tanti aspetti e che li rende facile bersaglio.

In questo caso, dietro la porta chiusa non c’era negligenza, ma il rispetto di una scelta e di una regola che garantisce sicurezza e dignità al paziente.

 

 


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