di Luca Capponi
Manca poco al derby tra Ascoli e Sambenedettese, evento che non si vedeva da quasi quarant’anni. Un’occasione storica per tornare a parlare di calcio, emozioni, rivalità sportive. Già. Anche se per qualcuno, in realtà, si tratta del pretesto perfetto per spalancare, ancora e di nuovo, la cloaca dei social.
Non vogliamo girarci troppo intorno: l’ultimo arrivato in questa speciale dimensione dell’essere umano è il segnalatissimo profilo “Intifada Rossoblù”. Un nome che è tutto un programma e che promette la stessa finezza di un’eruttazione durante una cena di gala. Promessa ovviamente mantenuta. Qui lo sfottò calcistico — quello sano, quello da bar e birra — è roba da dilettanti, qui siamo nell’Inception della demenza che tira in ballo un conflitto bellico, quello israelo-palestinese, che tiene oggi più che mai il mondo col fiato sospeso, e dove sono morte milioni di persone, donne, anziani e bambini.
Si passa direttamente dalla “cancellazione dell’etnia ascolana”, a trasformare Ascoli nella “nuova Striscia di Gaza” (con tanto di carestia e sofferenze augurate) e ad auspicare la morte di tifosi, citando persino il povero Nazzareno Filippini, supporter bianconero il cui omicidio avvenuto fuori dallo stadio “Del Duca” al termine di una partita contro l’Inter, nel 1988, è ancora senza colpevole. Che classe, che eleganza.
Il punto non è che a San Benedetto ci siano gli unici depositari della stupidità. No, gli idioti hanno il dono dell’ubiquità: stanno ad Ascoli, in vallata e pure a Honolulu, basta che abbiano una tastiera e il fegato in sovrapproduzione.
C’è chi dice: “Non parliamone, così non diamo visibilità”. Peccato che l’odio, quando non lo guardi, non scompare: fermenta. Come certe muffe. E allora forse vale la pena dire forte che questa non è passione, non è goliardia, non è nemmeno tifo né ovviamente sport: è solo miseria umana travestita da neurone, ammesso che il neurone ci sia.
Tra poco, dopo 39 anni, il derby tornerà. Fuori di retorica, sarebbe bello che a vincere fosse il calcio, anche se pure di quest’ultimo c’è rimasto ben poco di sano. E se proprio qualcuno vuole continuare a fare il guerrigliero da social, almeno che lo faccia con un po’ di fantasia, perché a forza di leggere certe cose anche l’odio rischia di retrocedere.
Il pallone può andare ovunque, anche in rete. La stupidità, purtroppo, è sempre in porta. Col cervello in costante fuorigioco.
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