Due anni dalla scomparsa di Carlo Mazzone, il premio 2025 in suo onore va a Antonio Conte

CALCIO - Il tecnico campione d'Italia, che fu suo allievo ai tempi del Lecce, riceve il riconoscimento dedicato alla memoria di "Sor Carletto"
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Carlo Mazzone nel 2019 sotto la Tribuna Est dello Stadio Del Duca, a lui intitolata

 

di Salvatore Mastropietro

 

Ci lasciava due anni fa, il 19 agosto 2023 all’età di 86 anni, Carlo Mazzone, emblema e simbolo dell’Ascoli Calcio e, più in generale, del calcio italiano. Sotto le cento torri il suo nome è indiscutibilmente legato al Picchio dell’era Costantino Rozzi, con cui formò un connubio in grado di portare il club bianconero in pochi anni – dal 1968-69 al 1974-75 – dalla Serie C alla Serie A. Un contribuito che gli è valso anche nel 2022 la cittadinanza onoraria del capoluogo piceno, dove si è stabilito negli anni e ha messo su famiglia.

 

Rozzi e Mazzone, accoppiata vincente

L’avventura da allenatore di “Sor Carletto” è stata però ben più ampia e ha toccato piazze di grande rilevanza come, in ordine sparso, Roma, Fiorentina, Catanzaro, Bologna, Lecce, Napoli, Perugia, Pescara.

 

In memoria di Mazzone, la sua famiglia ha deciso lo scorso anno di istituire un premio annuale. La prima edizione è andata a Pep Guardiola, che Carletto ebbe da calciatore al Brescia, e Claudio Ranieri. Quest’anno, invece, la scelta è ricaduta su Antonio Conte «per il suo grande percorso da calciatore, proseguito poi come allenatore, valorizzando tanti giovani, così come teneva a fare mio padre Carlo», come ha spiegato suo figlio Massimo Mazzone all’ANSA. L’allenatore del Napoli, che con lo scudetto conquistato nel maggio 2025 ha vinto il quinto tricolore della propria carriera da allenatore (dopo quelli con Juventus e Inter), fu lanciato da calciatore proprio da Mazzone ai tempi del Lecce.

 

Il tecnico leccese aveva scritto in un una lettera pubblicata dalla “Gazzetta dello Sport” all’indomani della scomparsa di Carlo Mazzone: «Caro Mister, grazie per quello che mi hai insegnato e per l’uomo e il tecnico che sei stato. Hai dato tanto al calcio e sei stato amato ed apprezzato da giocatori e tifosi, i tuoi ma anche quelli avversari: è questo alla fine lo scudetto più importante. E tu lo hai vinto».


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