Sono passati nove anni, ma la ferita resta viva. Alle 3.36 del 24 agosto 2016 la terra tremò con una forza devastante, radendo al suolo borghi secolari, strappando 299 vite, lasciando migliaia di famiglie senza casa e cancellando in pochi istanti secoli di storia e identità.
Arquata del Tronto 9 anni dopo il sisma
Arquata del Tronto, Accumoli e Amatrice furono l’epicentro del dolore: macerie, silenzi, pianti che ancora oggi echeggiano nella memoria collettiva.
E’ stato altissimo il prezzo pagato nel Piceno, dove il sisma spazzò via interi paesi come Pescara del Tronto, diventati simboli di una tragedia nazionale. Oggi, a distanza di quasi un decennio, quelle comunità si raccolgono ancora una volta per ricordare, per stringersi attorno ai nomi e ai volti di chi non c’è più, e per rinnovare l’impegno di restituire vita e dignità a quelle terre.
Le veglie di questa notte e le messe celebrative — da Accumoli ad Arquata, passando per Amatrice — non sono solo momenti di memoria, ma anche di speranza. «Nove anni dopo, il primo pensiero va alle vittime e ai loro familiari. Le istituzioni hanno il dovere di accompagnare la ricostruzione, chiedendo scusa per i ritardi accumulati», ha dichiarato Guido Castelli, Commissario straordinario per la ricostruzione.
Se ad Amatrice le gru sono tornate a disegnare un orizzonte di rinascita, anche Arquata e i comuni dell’Ascolano iniziano a rivedere i primi segni di ripartenza. La ricostruzione dei borghi e delle infrastrutture procede tra difficoltà e nuove sfide, ma con una determinazione che si nutre del coraggio delle comunità locali. L’avvio dei cantieri, i lavori di messa in sicurezza e i progetti per restituire identità e futuro a queste terre ferite segnano un passo decisivo.
Il cammino, però, non è concluso. «La rinascita economica e sociale dell’Appennino centrale non è solo un obbligo morale — ha ricordato Castelli — ma un investimento per tutta la Nazione. Ricostruire questi territori significa ridare vita a un patrimonio di storia, cultura e comunità che appartiene a tutti gli italiani».
A nove anni dal sisma, Arquata, Accumoli e i comuni dell’Ascolano restano luoghi-simbolo: culle di dolore ma anche laboratori di resistenza e speranza. Qui il futuro si costruisce mattone dopo mattone, con la consapevolezza che la memoria non deve mai spegnersi e che la rinascita è un dovere collettivo.
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