Pescara del Tronto, la notte del ricordo a nove anni dal sisma (Foto)

ARQUATA - Commozione al Parco della Memoria: letti i nomi delle 52 vittime. Familiari e istituzioni uniti nel dolore
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Pescara del Tronto, la notte del 24 agosto 2025

Testo e foto di Fabrizio Ottavi

 

Notte fredda e umida quella appena trascorsa, del 24 agosto di quest’anno. A nove anni dal devastante terremoto del 2016, il Parco della Memoria ha accolto centinaia di persone per ricordare le 52 vittime di quella tragedia che ha segnato per sempre Arquata del Tronto e la sua comunità come anche tutto il Centro Italia. La piccola frazione arquatana ha pagato il prezzo più alto: 48 morti, tra cui bimbi e ragazzi.

Alla cerimonia hanno preso parte i familiari delle vittime, il sindaco di Arquata Michele Franchi, alcuni politici e numerose autorità civili e religiose. La celebrazione è stata officiata dal vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Gianpiero Palmieri.

Tra i momenti più toccanti, la donazione di un cuore spezzato con 52 lumini, realizzato dalla signora Rita, in memoria di ogni vita spezzata dal sisma.

Alle 3.36, ora esatta della scossa, i nomi delle vittime sono stati letti uno a uno, scanditi dal rintocco della campana.

Il vescovo Palmieri alla cerimonia della notte del 24 agosto, a Pescara del Tronto

Il vescovo Palmieri ha ricordato che «anche questa notte le campane hanno riempito l’aria di rintocchi a dire che le persone non si dimenticano. Allo stesso tempo, quei rintocchi ci parlano del desiderio di ripartire, generoso, pieno di speranza e pronto a resistere a mille fatiche.

Questa è una notte carica di spinta, piena del desiderio di abbracciare i nostri fratelli defunti ma anche di ricominciare a vivere, ripopolare i nostri paesi e vederli nuovamente pieni di vita».

La poesia di Tommaso, strappato alla vita a 14 anni, dal tremendo sisma

«Il 24 agosto sarà sempre un ricordo di dolore – ha dichiarato il sindaco di Arquata, Michele FranchiFa male al cuore vedere Pescara ancora così dopo 9 anni. Non me ne vogliano gli altri, ma qui c’è bisogno di un impegno maggiore, questo paese deve ripartire. Lo dobbiamo a chi non c’è più ed ai loro familiari che vogliono tornare in questi posti».

Le testimonianze dei familiari hanno aggiunto ulteriore intensità alla commemorazione.

Patrizia Marano, ha perso il figlio Tommaso (14 anni),  il marito Alberto, i genitori Corrado e Santa e il cognato Vito.

La bacheca, sul cui tetto è stampata la poesia di Tommaso

«Siamo di Romaha raccontato con la voce rotta dal pianto, indicando una poesia che il figlio aveva scritto all’età di 12 anni, incisa sul tetto della bacheca a memoria delle vittime  – Tornare in questi luoghi che erano di festa e vacanza è un grande dolore. Un dolore che non passerà mai. Mi porto dietro il peso di quelle macerie tutti i giorni. Tuttavia torno sempre. I miei cari sono sepolti qui».

Rita, di Pomezia, ha perso il marito Andrea, 48 anni, e il loro cagnolino: «Eravamo in vacanza, saremmo ripartiti la mattina del 24. Questo era il posto dove volevamo venire a vivere  in vecchiaia, io e mio marito. Invece ora vengo solo io, a fare la mia “via crucis”. Il 23 agosto è il mio compleanno, festeggiato il giorno prima. Il giorno dopo, mio marito non c’era pù. Se provo più rabbia o dolore? Dolore, la rabbia no. Con chi me la dovrei prendere?».

La notte del ricordo si è chiusa nel silenzio e nella commozione, con una comunità che continua a chiedere ricostruzione e memoria.

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