Sant’Angelo Magno, al via il restauro ma è polemica per la gru sull’Opus Spicatum

ASCOLI - Alla soddisfazione per l'inizio dei lavori sulla storica chiesa sta affiancandosi un grande malcontento tra i residenti: «Cantiere posizionato sopra ad un reperto da decenni preservato per ordine della Soprintendenza e ostruito al passaggio e alla sosta delle auto, proprio perché antico, prezioso, fragile». Gli appelli di Prezzavento (Legambiente) e Biondi
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Capolavoro di cantiere su pavimento antico

 

 

di Filippo Ferretti

 

Sono in svolgimento i lavori volti a ripristinare i danni causati non solo dal terremoto ma anche dagli episodi di vandalismo perpetrati nella chiesa di Sant’Angelo Magno. Il cantiere, che ha aperto i battenti dopo lo svolgimento di altri raid teppistici avvenuti da parte di ignoti, successivamente a quello distruttivo di un anno fa, permetterà di poter lenire anche le ferite del sisma del 2016, profonde al punto da aver costretto la chiesa – tardo esempio di architettura romanica in città e risalente al XIII secolo – a chiudere nove anni fa le porte ai suoi fedeli per inagibilità.

 

Finalmente, nell’ambito dei grandi progetti culturali, sta prendendo piede l’intervento di recupero della chiesa, accolto con grande soddisfazione da tutta la comunità, in attesa da tempo di vedere rinascere un simile patrimonio cittadino, ubicato nel quartiere della Piazzarola. Purtroppo accanto alla felicità dell’inizio dei lavori sta affiancandosi un grande malcontento tra i residenti.

 

Accade infatti che, per predisporre una gru in queste ultime ore fuori dall’ingresso di Sant’Angelo Magno, gli operai incaricati abbiano posizionato una base in cemento armato sopra al delicatissimo “opus spicatum”, da decenni preservato per ordine della Soprintendenza e ostruito al passaggio e alla sosta delle auto, proprio perché antico, prezioso, fragile.

 

Si tratta infatti di un tipo di basamento costituito da laterizi collocati di taglio di epoca medievale, costruito con pietre piatte con una inclinazione a 45 gradi, cambiando la direzione dell’inclinazione ad ogni filare.

Il magnifico scorcio della Piazzarola

 

«Si tratta di diverse tonnellate di peso appoggiate e ciò preoccupa tutti per l’eventualità che un danneggiamento ipotetico possa far sprofondare la superficie in oggetto», spiega il presidente della sezione ascolana di Legambiente, Paolo Prezzavento, accortosi del temibile posizionamento.

 

«Si poteva predisporre la gru automontante in altri punti rispetto alla pavimentazione scelta, come nell’orto murario posto al fianco dell’edificio o nel piazzale di ingresso all’università», insiste Prezzavento a nome di chi ama e difende Sant’Angelo Magno.

 

Come portavoce degli abitanti della zona ecco il dottor Giovanni Allevi, che ha anche affisso al cancello della chiesa un avviso di sdegno, rivolto a chi sta attuando i lavori di recupero del complesso. «Per circa  30 anni non ci è stato consentito di parcheggiare in questa via perché pavimentata con un antico spinato in mattoni, invece adesso vi viene posta una base in cemento armato; complimenti agli architetti», tuona il professionista ascolano, ricordando che per evitare il transito e la sosta delle auto furono apposti dei dissuasori, ancora adesso presenti nei paraggi.

Il cartello affisso all’ingresso della chiesa

 

Anche Guido Biondi, ex “Italia Nostra”, mette in guardia dai rischi legati a questa pericolosa e azzardata decisione. «Bisogna evitare mezzi pesanti sul tratto in “opus spicatum” perché si rischierebbe che i listelli in mattoni che lo compongono vadano in frantumi», spiega l’esperto, temendo che a Sant’Angelo Magno possa ripetersi lo scempio accaduto con la pavimentazione di via delle Stelle.

 

Secondo Paolo Prezzavento i timori in questo periodo di “lavori in corso” non sono solo quelli legati alla presenza della gru.

I lavori

 

«C’è una ditta incaricata e questo ci fa piacere, sperando che possa ristrutturare non solo Sant’Angelo Magno ma anche  il vecchio ospedale e l’Auditorium “Montevecchi“, in pezzi: anche ora, nonostante l’attuale cantiere all’opera, ci sono tuttavia tanti punti dove nottetempo è possibile ancora intrufolarsi in questo complesso e quindi bisogna ostruire tutte le possibili vie d’accesso se non vogliamo ritrovarci a breve nuovi danni», aggiunge il presidente di Legambiente, indicando pertugi, corridoi e finestre rotte di edifici attigui da cui poter accedere.

 

«Si parla tanto di danni strutturali a Sant’Angelo Magno ma ci si scorda di quelli arrecati agli arredi e dagli oggetti da parte dei vandali, a partire dall’organo del ‘700 il cui restauro necessiterebbe di 200mila euro», conclude Prezzavento, indicando innumerevoli entrate da cui i soliti ignoti potrebbero tornare a fare disastri.

 


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