Province, Acquaroli boccia la riforma Delrio: «Fallita, non ripetiamo gli stessi errori»

IL PRESIDENTE della Regione apre al dibattito sulla riorganizzazione degli enti: «Ma con una valutazione attenta e pertinente, senza creare ulteriore incertezza sul territorio. Penso che una programmazione di area vasta possa essere molto utile nelle Marche, per aiutare a interpretare meglio le esigenze dei territori, ma in linea con Palazzo Raffaello»
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«Dobbiamo evitare il rischio di portare nuove incertezze e nuovi periodi transitori, creando ulteriore caos rispetto a quello che stiamo cercando di superare dopo la riforma Renzi-Del Rio. Il fallimento di quella riforma è sotto gli occhi di tutti e non può essere superato unilateralmente esponendo a rischi gli enti e con superficialità. Il dibattito odierno certifica il fallimento della riforma Delrio, una riforma che oggi come allora considero sbagliata».

Acquaroli

 

A parlare il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, che apre al dibattito sulla riorganizzazione delle Province «ma con una valutazione attenta e pertinente, senza creare ulteriore incertezza sul territorio. Penso che una programmazione di area vasta possa essere molto utile nelle Marche, per aiutare a interpretare meglio le esigenze dei territori, ma in linea con la Regione».

 

«La valutazione sulla riforma delle Province non può prescindere dal momento in cui la riforma Renzi-Del Rio vide la luce – spiega Acquaroli -. Nel 2013, per impossibilità di trovare un accordo sulla maggioranza, nasce il governo Letta. Cade Letta e a Letta segue Renzi, una maggioranza formata in gran parte da forze non elette ma che si è formata in parlamento. Era l’epoca delle riforme fatte con i tweet e in questo contesto nasce appunto la volontà di rimettere mano all’architettura istituzionale, con due punti: la necessità della semplificazione e la riduzione dei costi degli enti locali».

 

«A dieci anni di distanza vediamo tutti che la semplificazione auspicata non c’è stata, se siamo qui a parlarne ne è la riprova e anche l’Upi oggi lo certifica – continua -. Anche sui costi ci sarebbe tanto da dire. C’è uno studio Istat che certifica che i costi delle Province di oggi superano i 10 miliardi rispetto ai 9 miliardi dell’epoca pre-riforma, a cui sicuramente va aggiunta l’inflazione, ma non sarebbe abbastanza da giustificare i disagi e i disservizi che si sono creati e sono stati scaricati sui territori e sui cittadini».

 

«Abbiamo una disponibilità a valutare insieme a Upi Marche gli aspetti giuridici, finanziari e organizzativi e se ci saranno convergenze non escludiamo che ci possano essere nuove attribuzioni alle Province, però voglio riportare il dibattito alla valutazione di ciò che sta succedendo a livello nazionale, perché dobbiamo scongiurare lo scenario in cui a quella che fu una fuga che ha portato disservizi e inefficiente, segua una ulteriore fuga in avanti – conclude Acquaroli -. Si può discutere di una riorganizzazione tenendo in considerazione le azioni in atto a livello nazionale di riforma del testo unico e comunque in una cornice nazionale. Ci ricordiamo che per anni c’è stata una situazione transitoria che ha creato disagi, una transizione durata anni. Penso ad esempio alla gestione e manutenzione del territorio: all’epoca le Province non avevano più risorse e al tempo stesso non poteva intervenire nemmeno la Regione perché non aveva l’organizzazione per fronteggiare le nuove materie, non ce lo possiamo permettere». 


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