Nel pomeriggio di domenica scorsa si è concluso l’ultimo evento sportivo che Avis “Sibillini” Amandola ha sponsorizzato nella cosiddetta fase “preliminare” dei festeggiamenti per il 75esimo anniversario di fondazione dell’associazione di volontariato che raccoglie donatori di sangue e plasma da ben otto Comuni dell’entroterra dell’alto Fermano e Piceno.
Dopo pallavolo, calcetto e tennis arriva lo sport più antico del mondo, il gioco delle bocce che sembra esistesse già dal 7000 A.C. come dimostrerebbe la più antica testimonianza di un gioco delle bocce rinvenuta nella città neolitica di Catal Huyuk, in Turchia.
La Bocciofila amandolese, come le altre aggregazioni sportive, ha coinvolto tutte le altre associazioni di categoria raggiungendo 169 iscritti, tra cui il pluricampione mondiale, europeo e nazionale Mirko Savoretti, coinvolgendo nelle fasi preliminari tutte le bocciofile del territorio che hanno una sezione nei comuni del Fermano e del Piceno per consentire al messaggio del volontariato, che si rifà al dono del sangue e del plasma, giungesse a “pallino, arrivando al centro, all’obiettivo”.
Come ogni altra forma di aggregazione su base volontaria, la filosofia del gioco delle bocce ruota attorno a concetti come inclusione sociale, benessere psicofisico ed integrazione. Questo infatti è uno sport aperto a uomini, donne, giovani, anziani e persone con disabilità, favorendo l’integrazione sociale in un contesto sano.
Il gioco migliora la coordinazione motoria, la concentrazione, l’equilibrio e la flessibilità, contribuendo al benessere fisico e mentale. La precisione richiesta e la soddisfazione nel riuscire a lanciare la boccia nel punto desiderato generano adrenalina e migliorano l’autostima e l’autocontrollo.
Questo sport, inoltre, unisce tradizione e convivialità e pretesto per trascorrere del tempo insieme e sentendosi parte di qualcosa, come testimoniano le tante famiglie e comunità che lo praticano. Anche il presidente della Repubblica Sandro Pertini fu un appassionato estimatore di questo sport riuscendo, nel giugno 1954, a vincere uno stoccafisso nel torneo di bocce della Casa del Popolo a Volastra, mentre dal loro pulpito il gioco venne benedetto dai pontefici Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Ma cosa c’entra una associazione di volontariato come lo è l’Avis, praticamente di tipo sanitario, con quelle che sviluppano la loro attività nel mondo dello sport?
«La risposta – dice Franco Rossi – non la troviamo nella filosofia, ma nella realtà dei fatti. Lo sport sviluppa la promozione di valori come la lealtà, l’amicizia, il lavoro di squadra e la solidarietà senza dimenticare l’unicità di corpo e mente (come nel motto “mens sana in corpore sano”) e alla realizzazione personale. L’Avis ha nel suo dna l’etica della gratuità e del dono che si basano su quattro principi fondamentali e correlativi: libertà, gratuità, fraternità e bene comune che si traducono in azioni concrete per garantire la disponibilità di sangue ai pazienti, promuovere stili di vita sani e contribuire a una società civile e culturalmente più avanzata. Proprio come i principi dello sport. Sabato 13 settembre, alle ore 15, presso l’Auditorium “Vittorio Virgili di Amandola una Psicologa, un sociologo ed un economista illustreranno ancora meglio come il volontariato – conclude Rossi – è parte integrante della vita sociale e se si comprendesse la partecipazione attiva a una comunità attraverso la costruzione di rapporti di cooperazione, supporto e scambio reciproco (leggi concetto del vivere sociale) saremmo tutti vincitori».
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