«San Benedetto del Tronto non è stata risparmiata dalla crisi sotto l’ombrellone. Tuttavia, oltre agli effetti delle congiunture nazionali, il turismo locale soffre da sempre di problemi strutturali e organizzativi che penalizzano le Marche meridionali rispetto ad altre destinazioni italiane»:
La pista ciclabile del lungomare
Carlo Clementoni, del Coordinamento Nazionale Fusione Comuni (Fccn), riflette sulle criticità e le opportunità del cicloturismo lungo la costa marchigiana, con particolare attenzione – appunto – a San Benedetto del Tronto.
Le Marche, fa notare Clementoni, in particolare le province meridionali, sono state storicamente svantaggiate dal grave deficit infrastrutturale, tra ferrovie, autostrade e collegamenti aerei. Rispetto alla costa romagnola, il bacino di utenza diretto è più limitato, rendendo ancora più strategica la gestione dei servizi turistici. «La distanza dal nord Italia e la demografia ridotta limitano naturalmente il bacino turistico, ma non giustificano la mancanza di infrastrutture e servizi adeguati», osserva.
Nel contesto delle imminenti elezioni regionali, l’organizzazione del turismo potrebbe beneficiare delle capacità dei futuri consiglieri, soprattutto in materia di cicloturismo. È sempre l’esponente del Coordinamento Nazionale Fusione Comuni a sottolineare: «Serve una visione unitaria e una programmazione lungimirante, non decisioni locali isolate che frammentano l’offerta turistica».
«San Benedetto del Tronto, comune con la più alta densità turistica delle Marche, non ha ancora attivato un servizio di noleggio bici, aspettando la realizzazione dei Pums per individuare le postazioni delle biciclette. Una scelta che comporta un ritardo significativo se confrontata con l’Abruzzo o la costa marchigiana, dove alcune località come Pesaro e Senigallia offrono bici a costi elevati, da 12 ai 20 euro all’ora», afferma Clementoni.
Sempre secondo Clementoni, nonostante chilometri di piste ciclabili di livello internazionale e il boom del bike sharing tra i turisti moderni, non esistono progetti coordinati tra i comuni marchigiani per creare un sistema unitario di intermodalità treno + bici. Questo limite rende difficile vivere appieno le potenzialità della pista ciclabile più lunga d’Europa lungo il mare, collegata alle stazioni ferroviarie, alcune delle quali prive di ascensori e servizi adeguati per il trasporto delle bici: «Senza un servizio di bike sharing funzionante, l’intera rete ciclabile perde di efficacia».
L’anno prossimo, l’inaugurazione del ponte ciclopedonale sul Tronto offrirà una nuova opportunità di ripensare il territorio in chiave cicloturistica. Tuttavia, il bike sharing resta essenziale per evitare che i turisti debbano trasportare le proprie bici su treni o scale, come accade attualmente lungo la costa marchigiana.
Bike sharing Abruzzo
In Abruzzo, invece, sono già operative soluzioni flessibili: a Pineto, Roseto, Giulianova, Tortoreto e Alba Adriatica è possibile noleggiare bici a pedalata assistita, restituendole in un altro comune a un costo contenuto di 2 euro all’ora. È sempre Clementoni a evidenziare: «Basterebbe prendere esempio da chi ha già fatto funzionare un sistema integrato e a costi ragionevoli.
I futuri consiglieri regionali dovrebbero intervenire per evitare che ogni comune agisca isolatamente, realizzando invece un progetto unitario, flessibile e sostenibile anche dal punto di vista economico, in grado di valorizzare pienamente il potenziale turistico della Riviera delle Palme».
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