Addio a Claudia Cardinale, la diva che amava Ascoli: «Avevo 22 anni, “I Delfini” un set indimenticabile»

CINEMA - La grande attrice si è spenta all'età di 87 anni. Nel 1960 fu tra i protagonisti del film di Francesco Maselli, girato tra le cento torri. Il rammarico per non essere potuta essere presente nel 1999, bloccata a Parigi per lavoro, alla proiezione della versione restaurata
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Claudia Cardinale in piazza del Popolo durante le riprese de “I Delfini”

 

 

di Filippo Ferretti

 

Ogni volta che le tornava in mente il set legato al film “ I Delfini”, girato ad Ascoli nel 1960, il volto bellissimo di Claudia Cardinale si illuminava. Rammentava il sodalizio speciale con Citto Maselli, l’amicizia con Tomas Milian, il vanto di aver recitato testi di Moravia e l’immagine di un luogo avvolgente, prezioso, crepuscolare. Uno scenario che non solo accolse per oltre due mesi la storia del quarto film della sua travolgente carriera: accanto a “Il bell’Antonio” dello stesso anno, il primo da protagonista. Con gli altri straordinari attori del film, appena poteva andava a rincorrere gli angoli più suggestivi della città: a passeggiare, a chiacchierare, a consumare un fugace spuntino.

In una delle scene girate dentro al Caffè Meletti

 

Era solo rammaricata per non essere potuta essere presente nel 1999, bloccata a Parigi per lavoro, alla proiezione della versione restaurata ad Ascoli di questo film a cui era molto legata, all’epoca sfortunato al botteghino e “bastonato” tra i critici, che lo definirono senza mezzi termini un prodotto politico. Perché si era permesso di parlare di una provincia travolta dai nuovi ricchi, da una lobby fatta di individui giovani senza una storia, di una nobiltà calpestata. Di una donna avvenente ma povera e, per questo, destinata ad essere solo corollario di storie d’amore con uomini potenti. Si commuoveva ricordando il personaggio di Fedora, giovane innamorata, bella e senza speranza e nel rammentare tutti i principali personaggi femminili della sua grande storia d’amore con il cinema.

 

Lei, che da giovanissima fu vittima di abusi, che innamoratasi di un produttore importante ad un certo punto fuggì dallo star system per evitare di essere solo un “prodotto”. Che decise di trasferirsi in Francia per dimostrare di essere in grado di avere una carriera lontana da Cinecittà. Nata a Tunisi da una famiglia di italiani e approdata in Italia a causa di una  femminilità prorompente, Claudia Cardinale è stata una delle poche star del nostro paese che ha saputo conquistare il mondo, sino  ad essere considerata tra le più belle e importanti attrici della storia del cinema internazionale. Scoperta e lanciata giovanissima dal produttore Franco Cristaldi, oltre alla sua indiscutibile avvenenza, è riuscita a lasciare un’impronta profonda nel mondo della celluloide grazie ad una infinita sequenza di titoli indimenticabili, diretta da tutti i più grandi maestri: da Visconti a Sergio Leone, da Fellini a Werner Herzog, da Blake Edwards ad Henri Verneuil, sino a Mauro Bolognini, Mario Monicelli e Valerio Zurlini. In mezzo, tre pellicole con Francesco Maselli, regista al tempo etichettato come “impegnato”, artefice di un cinema profondo, intellettuale, difficile.

 

Se ne è andata a 87 anni, dopo il ritiro definitivo da alcune stagioni dalla scena pubblica. Ricomparsa solo per ricordare un anno fa con dolore la morte di Alain Delon, indimenticabile Tancredi accanto a lei, Angelica, nel leggendario “Gattopardo”. E, qualche anno prima, per ripercorrere il suo incredibile percorso: mai caratterizzato da un orpello, da un ricorso estetico, da mondanità effimere.

 

«Quello di Fedora ne “i Delfini” fu un ruolo controverso, difficile, io che nella vita non ho mai accettato compromessi. Sono sempre stata una donna senza vincoli, indipendente. Ho avuto il mio primo figlio Patrick che non avevo neppure 20 anni e la seconda, Claudia, due decenni  dopo: ne avevo 40. Io ho dato la libertà ai miei figli giovanissimi e io stessa sono stata sempre una donna libera», rispose senza esitazioni, ribadendo la necessità di incarnare al cinema sempre personaggi estranei al suo vissuto.

Col regista Maselli e l’attore Sergio Fantoni

 

«Al cinema non ho mai fatto me stessa, ho sempre amato diventare un’altra. In questo film ero la figlia di una sarta, ma poi sono diventata principessa, pistolera, prostituta. E in tutto questo, ciò che mi rende più felice sono stati gli incontri con i grandi maestri», dichiarava ripensando ai 150 film interpretati.

 

Poi la sua memoria tornava a quei mesi ascolani. «Avevo solo 22 anni. Ricordo un bellissimo clima e una città che ci accolse con grande entusiasmo. Da allora il pubblico mi ha sempre seguito. È molto bello sentire l’amore e l’affetto della gente, Perché sono loro, gli spettatori, che mi hanno permesso di arrivare sino a questo traguardo», disse, aggiungendo che le sarebbe molto piaciuto poter tornare una seconda volta nel capoluogo piceno.

Con parte del cast seduti in piazza

 

Sino a formulare un auspicio per il futuro: «Il segreto è non abbassare mai le braccia, di continuare ad inseguire le cose difficili, in cui si crede fortemente. E poi di riuscire a comunicare con il prossimo. Ho sempre creduto che a contare non fosse la bellezza ma saper trasmettere attraverso lo sguardo le proprie emozioni. E lo penso ancora».

 

Buon viaggio diva iconica, attrice sensibile, sex symbol insuperabile. Donna speciale.

 

 

 

Con Milian


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