Scritte offensive sul muro della scuola
di Maria Nerina Galiè
Priorità assoluta, in merito alla vicenda delle scritte offensive sul muro dell’Itcg di Ascoli, è proteggere la ragazza, alla quale la mano di qualcuno – che si spera presto sarà o saranno affidati alla giustizia – ha destinato oscenità di ogni genere per ben tre volte (leggi l’articolo).
Intorno a lei – che si auspica resti nel più totale anonimato – si sono stretti studenti, comitati cittadini e istituzioni. In tanti, ieri 26 settembre, hanno partecipato alla manifestazione organizzata in segno di solidarietà (leggi l’articolo).
Il nome della giovane era stato nascosto subito con fogli di carta, mentre le parole a lei indirizzate sono state coperte solo alle ore 17 della stessa giornata, quando sono intervenuti gli operai del Comune, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni.
Vernice coprente sul muro della scuola, un lenzuolo sul palazzo di fronte, anch’esso insozzato. L’intervento, essendo questo un edificio privato, deve seguire un iter diverso.
È stato fatto notare che si poteva intervenire prima.
Nel frattempo, qualcuno si è accorto che sui social le scritte circolavano già in chiaro (pur senza riportare il nome della ragazza), suscitando comprensibile disappunto.
Nel mirino è finito ingiustamente un consigliere comunale di opposizione, preso dalla legittima foga di condannare pubblicamente il gesto. Lo stesso ha poi rimosso l’intero post, spiegandone le motivazioni.
Purtroppo, però, non è stato l’unico a diffondere quelle volgarità in rete, lo hanno fatto anche il sindaco e persino esponenti dei gruppi promotori della manifestazione. ed altri hanno rilanciato i post.
Ma non è un controsenso visto che tutti si sono poi mobilitati, ciascuno per le proprie competenze, per coprire le scritte e porre fine nel più breve tempo possibile a quella violenza?
A chi giova far circolare frasi infarcite di parolacce e di pesanti riferimenti a sfondo sessuale? Alimentano lo sdegno, certo, fanno capire il livello di chi le ha scritte. Ma nutrono anche la morbosità e rilanciano odio e violenza.
Chi ha pubblicato sul web quelle orribili parole, si è chiesto cosa possa provare la giovane nel ritrovarsele sempre davanti, mentre desidera solo dimenticarle?
Sul muro è stato possibile “mettere una pezza”. La diffusione incontrollata dei social, invece, non si argina.
Per fortuna, dalla giornata di oggi, a prevalere tra i più giovani sono i post dei teli messi dai manifestanti di ieri sopra la vernice ed il lenzuolo di copertura. Recitano “Sorella non sei sola” accompagnato dal numero antiviolenza e frasi di sensibilizzazione e solidarietà.
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