Il sociologo Nello Giordani
Il recente caso di bullismo esploso in città con le gravi offese scritte da ignoti sui muri dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri, rivolte in maniera violenta contro una studentessa, per quanto gravissimo, non rappresenta un caso isolato, non appare una novità nel capoluogo piceno. Uno dei precedenti preoccupanti casi era avvenuto in un’altra scuola superiore della città lo scorso anno, quando mediante vari episodi una ragazza aveva perseguitato un suo compagno di classe in quanto dimostratosi insensibile alle sue attenzioni: una serie di episodi che era sfociata in minacce accompagnate da un coltello portato in classe. E vari focolai di angherie si erano registrati anche nei mesi precedenti, con accadimenti di una certa gravità consumati in centro, uno dei quali a discapito di un ragazzino di colore da parte di bulli suoi coetanei.
Ad intervenire su questa escalation, culminata con le offese, le minacce di morte e l’istigazione al suicidio scritte con la bomboletta spray venerdì scorso in via delle Torri, è il sociologo Nello Giordani, che sino ad ora si occupato più volte di devianza giovanile, nei servizi sanitari e sociali, nel ruolo di giudice onorario minorile.
«I casi di bullismo e di aggressività adolescenziale sono molto più pervasivi e cruenti, di quanto ufficialmente si stima, in grado di ferire e graffiare l’anima delle vittime per anni» esordisce il professionista, ammettendo di aver registrato ad Ascoli attraverso le sue ricerche sociologiche una pluralità di condizioni persecutorie ad opera di minorenni anche fuori dalla scuola, tra umiliazioni, denigrazioni cruente, ricatti e taglieggiamenti.
«Ciò che inquieta è che la società e i responsabili istituzionali si adoperano nel sommergere tali fenomeni, perché il compito di ogni adulto è quello di proteggere, acculturare, aiutare e tutelare la crescita dei nostri ragazzi» evidenzia Giordani, certo che le interpretazioni tese a scovare patologie nel soggetto scadano purtroppo nel “psicologismo”, perché non riescono a spiegare né a prevenire l’aumento dell’aggressività e del bullismo tra gli adolescenti.
«L’adolescenza è una fase dolorosa nelle società avanzate che predispone alla prevaricazione. Per sentirsi forti. Una società mercificata, basata sul calcolo utilitaristico allontana dalla solidarietà e fomenta un sillogismo semplice: dominare produce vantaggi, il pre-potente diviene potente» spiega il sociologo, ricordando che l’attuale società fomenti la tracotanza, l’insulto, l’aggressività verbale.
«L’universo che ci circonda, soprattutto sul digitale, trabocca di haters – gli odiatori – coloro che istigano l’odio verso qualcuno fino a spingerlo a gesti estremi e in un tale contesto culturale ottenere ciò che si desidera con la violenza non è incomprensibile» conclude l’esperto, che ha già scritto diverse pubblicazioni sull’argomento, ricordando che gli adulti dotati di senno e con una coscienza abbiano il dovere di impostare programmi di formazione e prevenzione dal disagio adolescenziale, educare al rispetto (come previsto dal Miur), alla solidarietà, alla tolleranza. E, in questo clima storico, alla pace fra umani.
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