di Luca Capponi
Stessa calligrafia, stesso colore, stessa incolpevole vittima. Ma soprattutto stessa imbecillità e stesso modo vile di agire, nell’ombra. Se qualcuno avesse mai avuto dubbi sul limite dell’ignavia umana, i nostri ragazzi hanno ben pensato di ribadire che il fondo è stato ben raschiato e che scavare si può ancora. All’infinito.
Dopo le ignobili scritte apparse per ben tre volte suoi muri dell’istituto “Umberto I” (leggi qui), che hanno preso di mira una studentessa attraverso epiteti e frasi volgari con tanto di nome e cognome bene in evidenza ed appellativi non da terzo ma da quarto mondo, ecco che i nostri impavidi eroi (o una persona sola, non lo sappiamo) sono tornati a colpire: stamattina, lunedì 6 ottobre, ad essere imbrattati sono stati i muri e i dintorni di altre scuole, ovvero l’istituto “Fermi” (le scritte compaiono sulla casa di fronte) e l’agrario “Ulpiani” in viale della Repubblica, il liceo “Orsini” e la sede del “Trebbiani” in via Faleria. Una vera e propria scia, stavolta, e non un caso isolato.
Inutile tornare sui contenuti beceri partoriti da questi edotte menti, che continuano a prendere di mira la ragazza stavolta “triplicando” gli sforzi, quasi fosse una sfida a chissà chi o un modo per godere di certa attenzione mediatica. Altrettanto inutile sottolineare l’idiozia di questi gesti, che se non fosse per la cronaca e per il fatto che certa scemenza va fatta risaltare per combatterla meglio, sarebbe da chiudere nel dimenticatoio e tirare lo sciacquone. Annegandola nell’oblio.
Dunque, non è bastato condannare unilateralmente il gesto (leggi qui), mobilitarsi, manifestare affetto e vicinanza alla giovane ragazza per offuscare questo indecente mix di prepotenza ai massimi livelli, violenza verbale e atteggiamenti da bulli repressi.
Adesso è evidente come occorra qualcosa di più concreto per porre fine a questa simbolica vicenda, che tanto spiega dei tempi vuoti che stiamo vivendo. Ad esempio, identificando i colpevoli (grazie alle indagini delle forze dell’ordine che si spera arrivino presto al sodo) e ponendo in essere tutto quanto di possibile a livello educativo affinché certe cose non si ripetano. Magari, auspicando che qualche genitore avveduto esista ancora, con due sani ceffoni. Proprio come si faceva una volta.
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