di Marco Braccetti
In Riviera, grande entusiasmo per la festa del patrono: San Benedetto Martire. Anche questo 13 ottobre, come avviene ormai da oltre 1.700 anni, la ricorrenza del martirio del giovane Santo-Soldato è stata celebrata in grande stile. Nel pomeriggio, una processione che ha visto la statua del Santo-Soldato portata lungo le principali strade del centro, accompagnata dalla banda e da una delegazione locale dell’Associazione nazionale marinai d’Italia. Punto d’arrivo: il vecchio incasato. Lì, funzione religiosa all’aperto, celebrata in una piazza Piacentini gremita di fedeli e presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri. Durante la messa, il sindaco Antonio Spazzafumo ha consegnato simbolicamente la chiave urbana al Martire Benedetto, atto di devozione che si ripete ogni anno.
Durante l’omelia, Palmieri ha commesso un lapsus, confondendo il nome di San Benedetto con quello di Sant’Emidio, patrono della città di Ascoli. La folla ha reagito con un leggero brusio, ma il vescovo ha prontamente risposto con una battuta, facendo sorridere i presenti: «Ero così concentrato a non sbagliare che alla fine ho sbagliato. Ma San Benedetto e Sant’Emidio erano quasi fratelli, vissuti nello stesso periodo».
La giornata di festa ha visto anche la partecipazione di associazioni e gruppi sportivi, come l’Unione Rugby San Benedetto e la Samb Calcio a 5, che hanno dedicato post e messaggi al protettore urbano sui social media. La Sambenedettese Calcio ha invece formato una delegazione (composta da Alessandro Sbaffo, Tommaso Orsini e Simone Paolini) che ha visitato l’abbazia del Paese Alto e la mostra di Paolo Consorti “Buono Bello e… Benedetto”, visitabile in Palazzina Azzurra fino al 19 ottobre. «Il 13 ottobre è una data memorabile per la città di San Benedetto del Tronto» si legge in una nota ufficiale del sodalizio presieduto da Vittorio Massi, che richiama le radici della città e dei suo protettore.
Secondo fonti le fonti storiche più ricorrenti, Benedetto morì a soli 28 anni, il 13 ottobre del 304: convertito alla Fede Cristiana in anni, lontani, quando questo culto era severamente proibito. Si rifiutò palesemente di adorare gli Dei dell’Antica Roma. Ciò gli causò prima un processo pubblico, poi la condanna a morte, che avvenne per decapitazione, in quanto “Civis Romanus”: cittadino romano. Un esempio di sacrificio e devozione di cui, oltre un millennio dopo i fatti, si ha ancora eco.
FOTOGALLERY DOPO IL VIDEO
Alcuni fedeli durante la funzione in piazza
La delegazione Anmi
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