di Luca Capponi
Hanno appena fatto in tempo a vedere la luce che sono già al centro del dibattito. Sintomo di quanto gli abitanti delle cento torri ci tengano. D’altronde, Piazza Arringo è uno dei fulcri della vita cittadina, da sempre. E la notizia che verrà presto riqualificata, ma soprattutto la pubblicazione sui social dei render di progetto, ha inevitabilmente acceso la questione. Con gli ascolani a dividersi tra chi apprezza e chi invece ha dei rilievi da fare, con quest’ultima parte in apparente leggero vantaggio.
Saranno gli strascichi lasciati da quanto accaduto di recente in via delle Stelle, dove il restyling ha lasciato l’amato in bocca a molti, sarà che l’ennesimo intervento sulla piazza a circa 25 anni dall’ultima volta (quando, novità, furono sostituiti i sampietrini), ma soprattutto constatando come è stata mantenuta nel tempo e come è arrivata a ridursi, tra pietre spaccate e pavimento disastrato, fatto sta che un briciolo di preoccupazione serpeggia.
Insomma, con questo intervento il Comune si gioca molto. Il passato lo insegna. Chi, ad esempio, non ricorda le polemiche che alla fine degli anni ’90 accompagnarono l’allora sindaco Roberto Allevi, il primo a ipotizzare la chiusura di Piazza Arringo alle auto, prima “demonizzato” e poi…”imitato”? Ad ogni modo, secondo quanto annunciato dal sindaco Fioravanti, i lavori prenderanno il via tra qualche mese, all’inizio del 2026. Solo alla fine ci si potrà fare un’idea esatta sulla bontà dell’intervento. Nel frattempo non resta che incrociare le dita e dare spazio a discussioni e confronti, a volte anche accesi ma si spera sempre costruttivi.
Ciò che più sovente viene sottolineato in queste prime battute è relativo alla connotazione di questa ripavimentazione: effettivamente, escludendo dai render l’intorno (dalla Cattedrale fino all’Arengo) sembra di trovarsi in una qualsiasi piazza “moderna” di un qualsiasi posto d’Italia. Troppo moderna. Anonima. Ergo, secondo molti manca un collegamento col contesto storico, un discorso di concetto che riporti un minimo di senso all’intervento, un dialogo con i monumenti, a tutti i livelli.
C’è anche chi si preoccupa per il “dopo”, pensando al transito di mezzi pesanti, a palchi e tribune e a tutto quanto nel tempo ha portato al deterioramento odierno, e dunque anche per il materiale che verrà utilizzato. Altri poi riflettono sulla probabilità che durante i lavori riemerga qualche tipo di reperto storico, come già accaduto in passato. Tutti però sono concordi sul fatto che mai come stavolta i lavori siano divenuti urgenti ed imprescindibili. Quindi una scelta, con tutte le complessità del caso, va fatta. E mettere d’accordo tutti, come si sa, è impossibile.
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