di Walter Luzi
Francesco Ceci, un altro podio mondiale. La notizia arriva nella notte dai mondiali di ciclismo paralimpico in svolgimento in Brasile.
A Rio de Janeiro, il quartetto azzurro iridato in carica nel doppio tandem B, composto, insieme a lui, da Chiara Colombo, Elena Bissolati e il suo compagno di tandem ipovedente Stefano Meroni, hanno conquistato la medaglia d’argento dietro all’Australia.
Una conferma ai massimi vertici paralimpici mondiali del plurititolato pistard ascolano che riempie di soddisfazione lui, il suo staff, la sua famiglia, e tutto il movimento ciclistico italiano. Il quartetto misto azzurro ha dovuto cedere la maglia iridata, difesa con onore, per soli 687 millesimi di secondo. Meno di un battito di ciglia. Che sono valsi ai canguri anche il nuovo record mondiale nella specialità, e relegato al terzo e quarto posto, rispettivamente, gli eterni rivali inglesi e malesi.
L’ennesimo successo frutto principalmente della sua passione per questo sport, patrimonio storico di tutta la famiglia Ceci, e del suo forte spirito di sacrificio. Un amore viscerale per la bici da corsa e per la pista che, a quasi trentasei anni, lo spinge a continuare ad allenarsi ancora, duramente, fuori dal suo orario di lavoro nella casa circondariale di Marino del Tronto. A non mollare, pure ormai al tramonto di una carriera luminosa. Ricca di numerosi allori nazionali e internazionali, nonostante la fortuna non sempre amica, e qualche grossa amarezza patita non certo meritata.
Trentacinque titoli italiani e la leadership nazionale indiscussa, infatti, non bastarono a evitargli l’estromissione dai progetti della nazionale maggiore, e dal suo gruppo sportivo militare delle Fiamme Azzurre. Una carriera ai più alti livelli ancora protesa, nonostante tutto, a quella Olimpiade sempre sfuggita, ma mai per proprio demerito. Una qualificazione già acquisita preclusa da un serio infortunio (Tokyo 2020) e scelte geopolitiche scellerate del C.i.o. (Rio 2016) da azzurro normodotato. E da scelte discutibili della federazione paralimpica (Parigi 2024) che pure gli aveva offerto la nuova, esaltante, chance azzurra solo un anno e mezzo prima.
Non gli sono bastati, a lui e al suo compagno di tandem, il lombardo Stefano Meroni, l’argento mondiale di Glasgow 2022 e l’oro di Rio 2023 per meritarsi l’olimpiade francese dello scorso anno. Una vera maledizione per Francesco Ceci. Che non è riuscita però, ancora una volta, a spegnere la sua passione, tanto meno a fiaccarne la straordinaria determinazione.
Questo suo nuovo successo dà nuovo vigore alle sue residue speranze di riuscire a vivere la grande sfida a cinque cerchi, come guida di una atleta paralimpico alle prossime olimpiadi americane. Los Angeles 2028. Quando Francesco Ceci avrà 39 anni.
Ne saranno passati, allora, incrociando le dita, quarantaquattro dalla grande avventura, sempre sui pedali di una bici da pista, sempre a Los Angeles, dello zio, Vincenzo Ceci, nel 1984. Un sogno. Che può essere più forte di una maledizione.
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