
di Sandro Renzi
Le banche tornano ad aprire i rubinetti del credito alle imprese. Lo fanno in buona parte del Paese ma non in tutte le province italiane, secondo quanto emerge da un report dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Il Piceno è tra i territori che hanno fatto registrare l’ennesimo calo anche negli ultimi mesi, finendo così nella parte bassa della classifica, in buona compagnia, si fa per dire, di altre due province marchigiane, Fermo e Macerata.
Questo mentre dopo 28 mesi consecutivi di tagli, le banche hanno iniziato ad invertire la tendenza dalla scorsa estate tornando ad aumentare lo stock erogato alle attività economiche (+ 5,5 miliardi). Purtroppo, non tutte le imprese hanno beneficiato di questa ritrovata disponibilità delle banche a prestare liquidità al sistema economico. «Nei primi sette mesi del 2025, infatti, per le attività con più di 20 addetti la variazione è stata positiva e pari all’1,5 per cento (+8,2 miliardi di euro), mentre per le aziende con meno di 20 addetti l’incremento è stato negativo e pari al 2,8 per cento (-2,7 miliardi)» rileva la Cgia.
Le cause? Sono diverse. Di certo molte banche hanno deciso di “sacrificare” i prestiti più complicati: ovvero quelli da erogare alle piccolissime imprese che presentano costi di istruttoria relativamente più elevati e una gestione amministrativa più complessa. La Cgia punta l’indice pure sui processi di aggregazione che hanno interessato il settore bancario negli ultimi vent’anni. «Le fusioni hanno provocato un’eccessiva concentrazione del rischio creditizio, determinando conseguentemente una contrazione dell’erogazione del credito». Nonostante queste criticità, gli istituti di credito svolgono ancora una funzione essenziale nel supportare il tessuto produttivo che ha bisogno di liquidità.
E se hanno riaperto in parte i rubinetti del credito è perché si sono create condizioni di stabilità e fiducia come testimoniano le sofferenze bancarie in forte calo e la riduzione del tasso di interesse praticato dalla Bce. Non tutti i territori, però, possono “godere” di questo cambiamento. Per metà della province è ancora credit crunch, cioè non hanno visto aumentare i prestiti bancari alle imprese.
Così nella provincia di Ascoli dove, tra dicembre 2024 e luglio 2025, il calo è stato di 3,4 punti percentuali, pari a 66 milioni di euro. Non vanno meglio le cose nel Maceratese dove a fronte di un volume di prestiti complessivamente più elevato, la Cgia registra un calo di 25 milioni di euro (-0,9%) passando da 2.647,8 a 2.622,9. E lo stesso dicasi per Fermo, dove si è registrata una riduzione di oltre 10 milioni di euro (-0,8%). Vanno meglio le cose nelle province del nord regione: ad Ancona (+0,1%) e a Pesaro (+0,4%). Se torniamo al dato regionale, le Marche scontano complessivamente una riduzione nei prestiti bancari alle attività economiche dello 0,6% negli ultimi sei mesi, percentuale che si traduce in circa 83 milioni di euro in meno. Dato che posiziona la regione al 16° posto.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati