
Gli assessori dimissionari Cinzia Campanelli e Domenico Pellei, il capogruppo di Centro Civico Popolare Fabrizio Capriotti, il sindaco Domenico Spazzafumo
di Pier Paolo Flammini
In pochi vogliono parlare. Non il sindaco Antonio Spazzafumo, che dopo le dichiarazioni a caldo non appena appresa la notizia delle imminenti dimissioni degli assessori (ex) Domenico Pellei, al Bilancio, e Cinzia Campanelli, Turismo, preferisce guardarsi intorno. Non i diretti interessati, ai quali va dato atto di non aver avuto neppure l’accortezza di spiegare una decisione tanto gravosa e decisiva per le sorti di una città attraverso una conferenza stampa o, in questi tempi di disintermediazione, almeno con un video pubblico. Insomma, lo striminzito e un po’ vago comunicato con il quale Centro Civico Popolare ha annunciato l’abbandono della maggioranza è al di sotto del minimo sindacale per una fase come questa: silenzio anche qui.
Silenzio dagli altri esponenti della giunta, colti di sorpresa dalla precipitazione degli eventi, i quali si guardano attorno per capire cosa accadrà.
Si sta agli atti, quindi, alle sensazioni e ai non detti: e la giornata di lunedì si è aperta con l’ufficializzazione delle dimissioni di Pellei e Campanelli, a mezzo Pec, in mattinata. La giunta Spazzafumo non c’è, e questo è un dato di fatto.
San Benedetto alla ricerca di una politica indipendente dai poteri esterni
Il cerino scotta sulle dita di tutti, persino in quelle della minoranza, verrebbe da dire: Pellei sarà il candidato sindaco di Centro Civico Popolare appoggiato dal centrodestra? Il salto nel vuoto per definizione è da estremisti, non sembra adatto al vestito dei moderati: se non ci fosse questa soluzione Ccp avrebbe svoltato in un vicolo cieco, scusate l’eccesso di frasi fatte. La dissoluzione non è roba per loro, anche se – c’è da credergli – un bel po’ di bocconi amari (come avviene in qualunque coalizione) li hanno ingoiati. Ma chi del centrodestra adesso è in grado di uscire allo scoperto, col corpo esanime della giunta ancora caldo, e dire Pellei è nostro?
Tempo al tempo, anche se qualcuno potrebbe avere un po’ di mal di pancia ad appoggiare un esponente della giunta avversa: ma il profumo dell’eventuale vittoria a volte è la migliore delle tisane. Finché l’effetto dura.
A sinistra il cerino scotta perché, al di là di campi larghi od orticelli che si riesca a mettere insieme, ci si rischia di far male proprio per la scelta del candidato sindaco. Ovviamente Paolo Canducci, per l’opposizione pungente di questi quattro anni e per la pregressa esperienza amministrativa, è il favorito, ma anche qui bisogna verificare se il suo nome risulti indigesto a quella parte di Partito Democratico che già nel 2021 voleva smarcarsi dall’esperienza gaspariana di cui Canducci era rappresentante. Di anni son passati, le ferite si sono forse rimarginate, ma l’equilibrio è da costruire in fretta. E magari se ci metti anche la furia…
In mezzo, il sindaco Antonio Spazzafumo, capace, cinque anni fa, di incunearsi tra le smagliature dei partiti e di capitalizzare una legge elettorale che sta manifestando anno dopo anno l’inadeguatezza a rispondere alle esigenze dei tempi attuali: la Seconda Repubblica fu una specie di anticipo di reality show applicato alla politica, ora che la vita quotidiana è dominata da algoritmi, intelligenze artificiali e social network privati, si chiederebbe alla politica di prossimità cittadina di corrispondere al voto dei cittadini con fedeltà e senza “americanate” e maggioranze posticce che non hanno riscontro tra i votanti (una volta si diceva così, con Trump siamo ben oltre).
Spazzafumo è in silenzio, e da imprenditore – ci perdoni la categoria, ma raramente chi si è fatto da sé ama essere messo in disparte così, senza reagire – sicuramente sta pensando a qualche forma di rivincita. L’ampliamento della maggioranza senza i centristi è fantapolitica, perché non conviene a nessuno degli oppositori e quattro pedine da rimediare sono troppe, non c’è mercato delle vacche che tenga.
Cada Sansone (Spazzafumo) con tutti i filistei (ahi voglia a metter nomi) starà pensando il sindaco ancora in carica: eccolo trincerato in attesa di una raccolta firme che lo costringa alle dimissioni, ma che i centristi non intendono avviare (torniamo al moderatismo innato: le coltellate dietro la schiena non fanno parte della forma mentis dei centristi, perché un conto sono le carte bollate e le Pec, un conto il sangue, che però fa parte della politica insieme a qualcos’altro di meno elegante, googlate la famosa frase del socialista Rino Formica) a meno che qualcuno non la avvii per loro. Domenico Novelli si potrebbe dimettere da consigliere comunale, chissà se seguito da altri o meno.
Così, con un sindaco sfiduciato di fatto ma non intenzionato a dimettersi e anzi pronto a divertirsi in campagna elettorale (lo fece anche il suo predecessore civico Martinelli, ma non gli andò bene), il rischio è di ritrovarsi al Consiglio Comunale del 19 novembre dove tutti ci dovranno mettere la faccia, oppure assentarsi.
E così la strana “Crisi dei Silenzi” del novembre 2025 avrà un minimo sussulto di verità. Ma altri 9 giorni così sono tosti.
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