di Marco Braccetti
Clima acceso nell’ultima assemblea del comitato di quartiere Porto d’Ascoli Centro, a pochi giorni dalle elezioni del 13 e 14 dicembre che rinnoveranno il direttivo attualmente guidato da Elio Core. Nel corso dell’incontro di lunedì sera, i residenti hanno tracciato un bilancio del mandato e il quadro, a loro dire, non è dei più incoraggianti: Porto d’Ascoli continua a sentirsi trascurata rispetto al resto della città.
Dai controlli stradali alla manutenzione urbana, le lamentele si sono moltiplicate. «La polizia municipale non si vede mai: davanti alle Poste di piazza Setti Carraro la viabilità è fuori controllo, con auto che sfrecciano in senso vietato senza che nessuno intervenga» ha denunciato uno dei partecipanti.
L’elenco dei disservizi, secondo i cittadini, va ben oltre. Illuminazione pubblica carente, manutenzione ordinaria ridotta al minimo e soprattutto progetti mai decollati: il sottopasso di via Mare e la nuova piazza Cristo Re restano sulla carta. A fare da contraltare, il presidente Core ha ricordato l’apertura della biblioteca pubblica nella delegazione municipale di via Turati, ma l’intervento non è bastato a calmare la platea.
«Di cosa vogliamo parlare se non siamo riusciti a ottenere neppure quattro panchine in largo Nilde Iotti?», ha sbottato Davide Portelli, storico barbiere della zona. «Siamo stanchi di essere considerati la periferia della periferia – ha proseguito –. Visto che ormai quest’amministrazione sta per cadere, alle prossime elezioni comunali servono rappresentanti che abbiano davvero a cuore Porto d’Ascoli, altrimenti tanto vale staccarci da San Benedetto. Abbiamo tutte le carte in regola per farlo: ricordiamoci che San Benedetto è diventata città grazie a Porto d’Ascoli».
Parole che hanno trovato terreno fertile tra i presenti, dove già serpeggiava la voglia di riaprire un vecchio capitolo: quello dell’autonomia. Non sarebbe la prima volta che la parte sud della Riviera manifesta tentazioni separatiste. Negli anni Sessanta, infatti, furono avviati passi formali verso la creazione di un Comune autonomo, ma la richiesta venne respinta. Del resto, fino al 1935 Porto d’Ascoli apparteneva al territorio di Monteprandone.
«Paghiamo le stesse tasse di San Benedetto senza avere gli stessi servizi», ha commentato una residente, riassumendo il sentimento generale di una comunità che chiede più attenzione e meno promesse.
Polemiche del genere si ripetono periodicamente e, ultimamente, hanno visto un botta-e-risposta anche tra il sindaco Antonio Spazzafumo ed il consigliere di minoranza Andrea Traini. Quest’ultimo, aveva detto: «Credo sia sotto gli occhi di tutti come la parte Sud della città non abbia adeguata considerazione da quest’amministrazione». Linea seccamente contestata dal primo cittadino: «Io vivo a San Benedetto ed ho la mia attività di lavoro a Porto d’Ascoli – parole di Spazzafumo -. Giro quotidianamente tutta la città e tutta la città, per me, ha eguale importanza. Certo, poi gli interventi da realizzare hanno una scala di priorità, ma posso rassicurare tutti sul fatto che, nella definizione di tale scala, non incide la collocazione geografica».
Nello specifico, la polemica era montata per la lentezza con cui si procedeva a risolvere il grave problema d’infiltrazioni d’acqua creatosi nel sottopassaggio di via Mare. Un grave disagio durato due settimane che, secondo Traini, forse si sarebbe risolto più in fretta se si fosse verificato di un sottopasso del centro. Una tesi che, come detto prima, venne seccamente smentita da Spazzafumo.
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