di Walter Luzi
La Cappella della Resurrezione – attigua all’obitorio dell’ospedale “Mazzoni”, riaperta eccezionalmente per l’occasione a un anno dalla sua chiusura – non è riuscita a contenere tutta la gente arrivata per l’addio al professor Alessandro Cosmi. Una testimonianza, collettiva e sentita, di stima e di affetto profondi, che si avvertono palpabili, come in questo caso, quando a partire per l’ultimo viaggio è un uomo giusto davvero. Un mite a servizio degli altri. Così lo hanno unanimemente definito quelli che lo hanno conosciuto bene.
A cominciare dai concelebranti: don Francesco Simeone, un altro dei suoi figli “acquisiti”, tornato in Ascoli proprio per la tristissima circostanza dalla Puglia, a un anno dal suo brusco e discusso allontanamento dalla diocesi che lo aveva accolto nel 2017; e don Giampiero Cinelli, il parroco della parrocchia dei Santi Simone e Giuda di Monticelli, una comunità nella quale il professor Cosmi era ben conosciuto e molto attivo in ogni tipo di iniziativa.
Un umile sempre pronto a fare. A comprendere. A insegnare, non solo nella sua veste di prof di Educazione Fisica in vari istituti scolastici superiori di Ascoli e San Benedetto, ma, soprattutto, il dono, sempre più raro in giro, di saper stare al mondo. Con l’esempio, prima di tutto. Con il suo approccio sempre pacato, paziente, rispettoso, positivo, costruttivo, dolce. Frutto, oltre che di una forte religiosità, di un’umanità, soprattutto, innata e non comune.

Coi nipotini
E di una generosità dimostrata, sempre, in ogni ambito. Da istruttore ai bordi vasca di una piscina, nelle corsie di allenamento, su un campo di bocce o di tennis, come su un tavolo di boccette. Alessandro uomo di sport e uomo di fede. Catechista dei cresimandi in parrocchia e ministro della Comunione, ma anche praticante della Dance Well per i parkinsoniani e cuoco provetto in cucina.
Puntualmente in maschera a Carnevale con la sua famiglia e sempre in sella alla sua bicicletta, il mezzo di trasporto preferito. Con il canale televisivo perennemente sintonizzato su Tennis Channel, da sportivo appassionato di ogni disciplina, ha avuto proprio dal prediletto tennis l’ultima esultanza della sua vita, grazie alla vittoria di Jannik Sinner su Carlos Alcaraz alle ATP Finals di Torino.
L’ultimo sorriso regalato da questo mondo a un animo gentile. Che, conoscendolo, non avrebbe gradito un’eccessiva mestizia intorno, anche in un momento come questo. Burlone e ironico, ma modello di riferimento e saldo spirito guida per i più giovani. Figli e nipoti per primi, ma anche tanti suoi allievi, di ogni epoca e di ogni sport, che hanno avuto la fortuna di crescergli intorno. Alessandro Cosmi era la stella polare della sua grande famiglia allargata, poco usuale dalle nostre parti, ma molto unita, cementata dall’amore oltre ogni pregiudizio e cognome all’anagrafe, aperta, inclusiva, multietnica.
Famiglia che si sarebbe arricchita fra qualche mese con l’arrivo, dopo Luca e Fabio, di una nuova nipotina, che Alessandro non ha fatto in tempo a tenere in braccio anche lei. Volando via troppo presto, a soli settantasei anni. Le parole più belle per lui le ha avute, a fine celebrazione delle esequie, Marco, a nome anche di Paolo e Alice, i tre fratelli D’Addezio, accolti insieme a Silvana nella sua vita: «Ci hai lasciato un’eredità semplice e potente. Ci hai insegnato che la vera forza sta nel servire gli altri. Come chi accende una candela e poi sparisce nell’ombra, hai lasciato una luce per tutti. E per sempre».

Con Silvana
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