di Filippo Ferretti
Una giovane artista che rappresenta il nostro territorio e che vede da tempo il suo operato già noto e quotato fuori dai confini. È Paola Angelini, la pittrice che ha vinto il “Premio Osvaldo Licini 2025”, riconoscimento con cui Ascoli intende celebrare l’eccellenza della pittura italiana contemporanea e il dialogo tra tradizione e sperimentazione nelle arti visive.

La presentazione della mostra
Oggi, 11 dicembre, l’artista ha presentato alla stampa l’evento che si aprirà alla Galleria d’Arte Contemporanea sabato 13 dicembre alle ore 18, alla presenza dell’assessore Donatella Ferretti, del presidente di “Arte Contemporanea Picena” Andrea Valentini, del direttore dei musei Stefano Papetti e di Roberta Faraotti della Fainplast, azienda sostenitrice dell’iniziativa.
L’esposizione, visitabile sino al prossimo 15 marzo, permetterà di confermare il talento della giovane creativa, amatissima anche all’estero, che ha vinto dopo essere stata scelta in una rosa di quattro artisti selezionati ed individuati grazie alla partecipazione di una rete diffusa di esperti del contemporaneo – tra curatori, critici, direttori di museo e artisti – provenienti da tutta Italia.

Roberta Faraotti e Donatella Ferretti
La mostra, curata da Alessandro Zechini e incentrata in tre sezioni con una decina di opere complessive, nasce da un momento biografico cruciale dell’artista, che ha vissuto da poco la perdita del padre e da un confronto profondo con il maestro Osvaldo Licini, protagonista con le sue opere nel museo ascolano.
Il titolo, “Year of the Snake”, è tratto da un brano degli Arcade Fire molto ascoltato dalla pittrice, il cui ritmo ha accompagnato un anno di trasformazioni profonde, in cui l’arte diventa attraversamento e rinascita.
Paola Angelini ha costruito l’esposizione come un corpo pittorico stratificato, attraversato da simboli ricorrenti – teste, lune, angeli, figure – che ritornano all’interno di una memoria che non smette di muoversi.
Nata a San Benedetto del Tronto nel 1983, la pittrice si è affermata negli anni diventando una delle voci più originali della scena artistica europea, capace di trasformare il suo operato in un linguaggio foriero di indagine poetica e storica.
I critici definiscono la sua pittura un viaggio nel tempo e nella materia, con figure e paesaggi che emergono da velature e stratificazioni cromatiche, evocando memorie collettive, archetipi e miti. Un lavoro che fonde riferimenti storici e simbolici con una sensibilità contemporanea, capace di interrogare il senso stesso dell’immagine.
«Sono felice di aver conquistato questo riconoscimento e di aver messo tutto il mio mondo all’interno della mostra, che dedico a mio padre e che conferma la mia volontà di rimanere a lavorare qui in provincia», ha affermato l’autrice, che con queste sue ultime opere riesce a misurarsi con l’assenza, riconoscerne il peso e trasformarla in un nuovo punto di partenza.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati