
L’edificio scolastico di Via Faleria
«Mia figlia è crollata: non ce la fa più a subire questa condanna senza aver fatto nulla di male». A tre mesi dai primi episodi, l’ultimo atto di una lunga serie di scritte sessiste e denigratorie apparse ieri (22 dicembre) all’esterno del liceo delle Scienze Umane “Trebbiani” ha segnato profondamente la giovane studentessa che continua a essere bersaglio di gravi attacchi anonimi sui muri degli istituti cittadini.
A parlare è la madre della ragazza, che fino a oggi aveva visto la figlia reagire con grande forza a quello che definisce uno stillicidio continuo. Un accanimento messo in atto da un giovane che, in una delle sue azioni, è stato anche ripreso dalle telecamere di videosorveglianza, senza che tuttavia si sia arrivati a una sua identificazione da parte delle forze dell’ordine.
«Ora si sente perseguitata, rovinata da un accanimento che non passa» racconta la donna, descrivendo la stanchezza, la rabbia e la delusione che hanno ormai sopraffatto la studentessa. «Mia figlia ha cercato di comportarsi in modo irreprensibile, di essere forte rispetto a quanto accaduto, ma adesso si chiede a cosa sia servito».
L’ultimo episodio, secondo la madre, non sarebbe casuale: la scritta è comparsa proprio nel luogo dove era prevista l’assemblea d’istituto.
«È come se fosse stato tutto studiato – spiega – affinché questa nuova tortura avvenisse sotto gli occhi di tutti». Un gesto che la famiglia interpreta come un’ulteriore escalation, favorita anche dal fatto che l’autore degli atti non sia mai stato fermato. «Il fatto che nessuno sia riuscito a bloccarlo finora lo ha peggiorato: ora si sente evidentemente più forte», aggiunge con preoccupazione.
Si tratta del sesto episodio consecutivo, caratterizzato da un accanimento definito “malvagio e inquietante”, che va ben oltre la semplice offesa o il vandalismo. L’ultimo gesto è avvenuto in una giornata particolarmente simbolica per la vita scolastica: l’assemblea d’istituto e lo scambio degli auguri prima delle vacanze di fine anno. Un momento di aggregazione trasformato, ancora una volta, in un’occasione per intimidire, umiliare e ferire.
A rendere la situazione ancora più dolorosa è l’impossibilità di rimuovere alcune delle scritte precedenti, ancora visibili su un edificio adiacente alla sede delle prime offese, in via delle Torri.
«Abbiamo chiesto più volte alle istituzioni di poter cancellare quelle ingiurie – conclude la madre – ma la natura storica dell’edificio, tutelato dalla Soprintendenza, lo ha impedito. Finché resterà anche una sola traccia di quell’orrore, sarà difficile sanare le ferite lasciate da questo incubo infinito».
fi. fe.
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