di Renato Pierantozzi
«Avevamo chiesto i fondi per la progettazione delle 7 frazioni da ricostruire: ne sono arrivati un terzo di quelli che servono e non c’è Pescara del Tronto. Gli ho scritto, magari si sono sbagliati…E poi se la gara va deserta a causa dei fondi ridotti? Perderemo altro tempo. Anche la microzonazione non va bene. Bisogna fare altri studi e i fondi ce li ha messi il Comune con le donazioni.
Aleandro Petrucci (Foto Andrea Vagnoni)
Io litigo, penso alla mia gente. La Salaria poi ormai non ci passa più nessuno: ci sono 7 semafori. Anche gli ascolani per andare a Roma passano per l’autostrada. Il traforo per Norcia? Tra poco chiuderà di nuovo per i lavori alla galleria». Anche un montanaro “testa dura” (come si autodefinisce) come Aleandro Petrucci sembra perdere un po’ del suo brio quando davanti ai colleghi sindaci e alle massime autorità civili e militari del territorio (dal presidente Luca Ceriscioli al prefetto Rita Stentella) racconta come va la vita ad Arquata del Tronto a distanza di quasi tre anni dal primo devastante sisma del 24 agosto 2016. Anche l’inizio dell’intervento di Petrucci non era stato meno drammatico. «Dopo il sisma -ricorda Petrucci- ad Arquata non c’era più un residente. Con le casette sono tornati metà dei residenti. Ho visto che a L’Aquila dopo dieci anni ancora stanno messi male. Io vorrei rivedere la mia casetta ricostruita altrimenti rischiamo di ritrovarci cattedrali nel deserto. Domenica inaugureremo un centro di aggregazione realizzato dall’Associazione nazionale degli Alpini (con i fondi di 4 club service come Round Table, 41, Lady Circle e Agorà, ndr) così almeno i residenti delle casette possono andare a vedere la partita insieme. Adesso mi hanno nominato nella Cabina di regia del sisma e non so cosa dirò…La pazienza ha un limite».
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