«Avrei preferito che il Pd avesse dato una indicazione politica più concreta e comunque più ravvicinata al valore politico che il voto amministrativo di Ascoli del 26 maggio riveste. Le destre ascolane sono uscite dal voto del 26/5 con entrambi i candidati Sindaci proposti, possibili vincitori, ma non accettabili dalle componenti democratiche e di sinistra e centro-sinistra di Ascoli».
Luigi Romanucci
Inizia così la lunga riflessione dell’avvocato Luigi Romanucci, padre nobile della sinistra ascolana, che interviene, tramite il suo profilo social, sul tema caldissimo del ballottaggio di domenica prossima tra Piero Celani e Marco Fioravanti. «Le destre non sono accettabili -dice- per diverse, ma insuperabili ragioni: la lista capeggiata da Fioravanti è dichiaratamente allineata sulle posizioni politiche di Salvini (del quale si annuncia il ritorno ad Ascoli, mercoledì 5/6, per dare un ulteriore appoggio a Fioravanti-Sindaco); la candidatura di Celani-Sindaco non è accettabile da gran parte del popolo ascolano, specie di sinistra, perché Celani è stato Sindaco di Ascoli tra il 2000 e il 2010 con una formazione di destra, con la quale ora si ripresenta, con la quale non ha prodotto risultati positivi ne’ per la Città ne’ per la gente. Così stando le cose, sembrerebbe più accoglibile la scelta, ufficializzata dal raggruppamento politico “Ascolto e Partecipazione” ritrovatosi con Nardini-Sindaco, della non partecipazione al ballottaggio tra le due destre. Ma, a prescindere dal “dovere civico” del testo costituzionale, una componente sociale e politica, storica e democratica come il Pd, che intende restare radicata nella società ascolana e recuperarvi il ruolo che i suoi gruppi vi esercitano da decenni, non può rimanere estranea ad una votazione per l’Amministrazione cittadina a cui è chiamato tutto il popolo. Tanto più che questa componente già è presente nell’organismo rappresentativo della comunità locale, qual è il Consiglio comunale dove sono stati eletti due consiglieri del Pd oltre il candidato Sindaco Frenquellucci». Ecco l’appello di Romanucci che lancia anche alcuni temi. «Il Pd -afferma- deve, invece, intervenirvi per esprimervi valori, bisogni ed esigenze popolari che ritiene prioritari ed irrinunciabili per il futuro di questa Comunità. Intendo: difesa della democrazia come strumento di convivenza civile e politica (quindi l’esclusione di ogni appoggio a gruppi che apertamente si richiamano al ventennio fascista); aumento e potenziamento dell’assistenza domiciliare e pubblica, anche nelle frazioni per anziani, specie se rimasti soli; assistenza adeguata e moderna in strutture pubbliche e private, di persone, giovani o anziani, colpite da difetti fisici o psichici insanabili; realizzazione di strutture pubbliche che assicurino l’asilo e i relativi servizi a tutti i bambini aventi residenza, anche soltanto temporanea, nell’ambito del Comune; riduzione a zero, entro il quinquennio, della raccolta dei rifiuti». Romanucci va avanti: «Penso -aggiunge- al risanamento integrale, entro il quinquennio, dell’area ex Carbon e rivisitazione dei programmi pubblici e pubblico-privati formati negli anni passati, con previsione di riduzione della volumetria residenziale e destinazione urbanistica ad usi pubblici (istruzione superiore); assistenza sanitaria, attività produttive artigianali e minori, eccetera); rivitalizzazione del Centro Storico cittadino, mediante: recupero abitativo, commerciale e produttivo immediato ed anticipato rispetto ad altri ambiti degli edifici vuotati dal terremoto, congrua riduzione del carico fiscale comunale su tutto il centro storico, limitazione dell’accesso veicolare ai soli residenti e invalidi autorizzati, eccetera; valorizzazione del Colle Ssn Marco e della Montagna dei Fiori, come ambito naturale di grande prospettiva turistica, residenziale e sportiva; referendum popolare riservato a tutti i residenti della Provincia di Ascoli Piceno, in caso di mancato accordo in sede regionale sul futuro assetto sanitario territoriale; garanzia di partecipazione della minoranza consiliare, scelta e votata dalla stessa minoranza, in tutti gli organismi democratici di nomina comunale»
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