di Walter Luzi
Aldo Pizzingrilli, opera seconda. In punta di piedi, come suo costume, a distanza di un un anno ci riprova. Dopo l’esordio con Storie d’amore, meglio se in disordine esce infatti il suo secondo romanzo Sonata per violino e pianoforte. La presentazione alla stampa a Villa Pigna di Folignano stavolta, a due passi da casa, nel quadro del ricco programma di “Agricultura Green Festival”. Introdotta da Filippo Ferretti e discussa insieme a Pietro Frenquellucci, questa seconda opera dell’ex dirigente aziendale affronta ancora, con il tatto e la profondità che lo contraddistinguono, sentimenti e relazioni. Conflitti generazionali e riscoperta di turbamenti dimenticati in piena terza età. Emozioni che possono riaffiorare all’improvviso e vivificare la solitudine, vincere l’aridità.
Aldo Pizzingrilli
Molti gli estimatori di Aldo Pizzingrilli intervenuti alla presentazione, fra cui il suo vecchio amico Ambrogio Sparagna, che ha regalato alla platea con il suo organetto alcuni degli stornelli, personalizzati per l’occasione, che lo hanno reso celebre. Musicista e cultore della musica popolare, l’artista di Formia, esibitosi anche sul palco spettacoli di Agricultura, ha candidamente confessato: «Gli voglio bene da quando lo conosco, ma, sinceramente, lo sento stasera che è anche uno scrittore». In effetti Aldo Pizzingrilli, laureato in Lettere ad indirizzo storico-medievale, ha firmato numerose manifestazioni culturali di successo prima di darsi, con lo stessa, lusinghiera riuscita, anche alla scrittura. Alcuni passi salienti del suo nuovo libro sono stati letti da Andrea De Santis, una voce degna di più prestigiose ribalte.
Sollecitato da Pietro Frenquellucci l’autore ha parlato poi dei conflitti generazionali che nel libro si evidenziano: «I nostri nipoti alle elementari oggi parlano l’inglese, mentre io facevo solo le aste sul quaderno. Ma i giovani che si illudono di cambiare il mondo forti solo della loro laurea si sbagliano. La realtà è fatta di sacrifici, e costellata di sconfitte che ti servono a crescere». E sul confronto fra i nostri genitori e i nostri nipoti: «L’educazione alla vita che abbiamo ricevuto noi era sicuramente migliore di quella che ricevono oggi loro. Ma anche noi abbiamo avuto le nostre carenze con i nostri figli. Siamo stati distratti dalle nostre occupazioni, dalle carriere da inseguire, abbiamo avuto con loro un rapporto troppo marginale, e questo non va bene». Incalzato infine sull’interpretazione dell’enigmatico finale sorride, e fa sorridere la platea: «Non farmi dire troppo però – mormora – sennò tolgo a loro il gusto della lettura». A bassa voce. Come sempre.
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