di Gianluca Ginella
«Ergastolo per il padre di Azka, è stato un omicidio volontario». Questa in sintesi la conclusione del procuratore Giovanni Giorgio al termine della requisitoria al processo di Corte d’assise che si sta svolgendo al Tribunale di Macerata in cui è imputato Muhammad Riaz, padre della 19enne Azka la ragazza morta nel febbraio dello scorso anno dopo essere stata travolta da un auto a Trodica di Morrovalle (Macerata), lungo la provinciale 485 (il corpo della giovane si trova ancora in obitorio a Macerata, in attesa di sepoltura).
Secondo la procura l’investimento è avvenuto a causa delle azioni compiute dal padre. Prima l’uomo, sostiene l’accusa, ha picchiato la figlia, poi l’ha coricata in mezzo alla strada dove poi è stata investita. A provare le condotte del padre ci sono alcuni elementi, secondo l’accusa.
Tra questi la frattura alla mandibola della ragazza, la posizione del corpo sulla strada, le dichiarazioni dell’uomo che ha investito la ragazza. Elementi che secondo l’accusa sono decisivi nel dire che si può parlare di un omicidio volontario perché il padre ha compiuto una serie di azioni con cui poteva prevedere la morte della ragazza. La requisitoria si è divisa in due parti, nella prima ha parlato il pm Barbieri, nella seconda il procuratore che ha fatto le richieste di condanna.
Niente sconti per Riaz: il procuratore ha chiesto l’ergastolo per l’omicidio volontario, più l’isolamento diurno per 18 mesi. Ha chiesto inoltre 12 anni per le violenze sessuali sulla 12enne, 8 anni per i maltrattamenti a lei e agli altri tre figli. Hanno parlato anche le due parti civili: l’avvocato Paolo Carnevali, che tutela gli altri tre figli di Riaz, e il legale Maurizio Nardozza, che assiste la madre di Azka. «Abbiamo chiesto un risarcimento non tanto a fini economici ma per dare una degna sepoltura alla 19enne che ancora è in una cella frigorifera all’obitorio di Macerata. I figli vogliono inoltre dare un segnale di taglio con il passato». «Ci domandiamo perché Riaz non abbia mai consegnato alla moglie il nullaosta per il ricongiungimento famigliare. A nostro avviso non lo faceva per poter ricattare i figli dicendo che se non facevano quello che voleva lui non avrebbe mai consegnato il documento alla madre» ha detto l’avvocato Nardozza nell’arringa. La difesa, rappresentata dall’’avvocato Giorgio Laganà, parlerà la prossima udienza (il 6 novembre). L’imputato da sempre nega di avere responsabilità nella morte della ragazza, nega le violenze sessuali di cui è accusato, e sostiene che la giovane fosse scesa dall’auto e quando è avvenuto l’incidente la stava andando a riprendere.
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