Alessio Di Massimo (Foto Cicchini)
di Benedetto Marinangeli
Tra i giovani che si stavano mettendo in luce in serie C prima dello stop per l’epidemia Coronavirus c’era anche Alessio Di Massimo. Il numero 7 di Sant’Omero, 24 anni a maggio, nel corso della stagione aveva trovato una certa continuità di rendimento, con buone prestazioni condite da quattro reti. Poi il blocco dei campionati a partire dal 23 febbraio con la trasferta di Piacenza.
«Nei giorni precedenti questa partita – racconta Di Massimo – eravamo già molto preoccupati della situazione in terra emiliana, perché troppo vicina al focolaio di Coronavirus. Nel corso degli allenamenti ho detto spesso al mister Montero che avevo paura ad andare Piacenza perché proprio lì stava scoppiando l’epidemia. Poi la sera prima di partire è arrivata la comunicazione della sospensione della partita ed abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo. E’ stato giusto chiudere il campionato e credo che, ad oggi, sarà veramente dura tornare a giocare».
Per Di Massimo poteva essere la stagione della definitiva consacrazione. «Ho giocato di più – dice – ed in un certo senso mi aspettavo molto da questo campionato. Però, la salute viene prima di tutto. Ho trovato in mister Montero una persona eccezionale di grande empatia con il gruppo ed allo stesso tempo di ottimo livello per quanto riguarda il profilo tecnico tattivo. Ed i risultati anche a livello personale stavano arrivando».
Sul cammino della Samb, Di Massimo la pensa così. «Eravamo partiti veramente bene – spiega – e sicuramente la gara interna con la Virtus Verona che abbiamo perso in modo estremamente sfortunato, ha cambiato tutto anche per me perché ho rimediato tre giornate di squalifica. C’erano tante aspettative ma poi arbitraggi, sfortuna ed infortuni hanno condizionato il cammino della Samb. Pur giocando bene i risultati non arrivavano ed alla fine ne abbiamo risentito e la classifica lo dimostra».
Sul suo futuro l’attaccante è esplicito. «Spero di restare alla Samb e fare bene con la maglia rossoblù con o senza Fedeli che mi ha sempre aiutato e sostenuto. Ma tutto è un punto interrogativo perché non si sa come andrà a finire. Comunque – conclude il numero sette rossoblù – quando in gioco c’è la salute non si può pensare al calcio che passa giustamente in secondo piano».
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