di Don Angelo Ciancotti
(parroco della Cattedrale di Ascoli)
Certamente avrete seguito questa sorta di tifoseria a favore o contro la Santa Messa in streaming, andata in onda nelle scorse settimane. In che senso la Messa può essere vissuta attraverso un canale social in questo tempo di difficoltà?
Don Angelo Ciancotti
I mezzi di comunicazione che abbiamo usato in questo periodo di pandemia sono stati per noi una benedizione perché hanno mantenuto le nostre relazioni, in alcuni casi le hanno addirittura fatte sorgere, ma qual è il grande rischio della vita virtuale? Quello di veder sostituita la vita reale! Dobbiamo ricordarci sempre che lo streaming è uno strumento che non deve mai avere il sopravvento sulla vita reale: dobbiamo riconoscergli certamente la preziosa utilità che per noi ha avuto in questo tempo così delicato, mediante lui abbiamo potuto partecipare alla celebrazione della Santa Messa, ci ha aiutati a sentire e a far esperienza di una comunione che diversamente rischiava di restare soffocata dentro ciascuno di noi.
Ma sussiste una grande e fondamentale differenza tra il partecipare alla Messa attraverso uno schermo e parteciparvi fisicamente! Faccio un banale esempio: ci si sazia guardando del cibo in Tv o su qualsiasi canale social? Direi proprio di no, anzi, la nostra fame potrebbe aumentare. La stessa cosa vale per il cristiano: noi battezzati in Cristo avvertiamo il bisogno di fare esperienza concreta di quel cibo, di colmare la mancanza reale che si è creata nel non poter più ricevere la santa comunione. Pertanto, non possiamo rassegnarci e farci piacere una cosa che in realtà ci manca e di cui ne avvertiamo il vivo bisogno! Possiamo vivere responsabilmente questa necessità, la possiamo pazientemente accettare in questo tempo di difficoltà, ma non possiamo negare che è una mancanza!
Qual è allora la differenza tra comunione sacramentale e comunione spirituale, che ormai siamo abituati quotidianamente a fare, guidati anche dal nostro Vescovo per mezzo dei canali social di Radio Ascoli e di Tvrs al canale 111? Qualcuno potrebbe dire che, avendo scoperto questa nuova modalità di partecipare alla messa, non andrà più in parrocchia poiché non ritiene più indispensabile per la propria fede comunicarsi al corpo di Cristo, in quanto ritiene di poterlo fare ugualmente attraverso i media seppur solo spiritualmente. La grande e sostanziale differenza tra la comunione sacramentale e quella spirituale è che nella prima il legame con Gesù è effettivo, reale, mentre nella seconda è di tipo affettivo. Sappiamo bene che la formula della comunione spirituale, che forse molti di noi ormai hanno imparato a memoria, poiché la si recita tutti i giorni da diverse settimane, è una preghiera devozionale, che possiamo tranquillamente ripetere durante la giornata, durante i nostri impegni, ogni qualvolta desideriamo unirci più intimamente a Gesù, indirizzare a Lui il nostro cuore, rafforzare i sentimenti che ci legano al Signore: certamente queste parole creano un legame profondo con il Cristo, ma esse non possono mai essere un’alternativa alla comunione sacramentale, al ricevere fisicamente in noi il corpo del nostro Salvatore!
Non dobbiamo fare confusione dentro e fuori di noi, non possiamo trasformare il cristianesimo in qualcosa che può essere vissuto come una performance in onda sui social o semplicemente come un ragionamento teorico in una catechesi. Il cristianesimo non è questo, ma è il vivere e curare una relazione personale, vera e profonda!
Anche il Duomo si è adeguato alle nuove misure (Foto Vagnoni)
L’Eucarestia è il cuore della vita cristiana, della quale il Concilio Ecumenico Vaticano II la definisce “fonte e culmine”. Pertanto, così come il cuore pompa sangue in tutto il corpo e lo fa vivere, anche l’Eucarestia per noi cristiani è vita e senza di lei non possiamo esistere, altrimenti rischieremmo di essere dei cristiani spiritualmente infartuati. Ecco, quindi, l’urgenza e la necessità di recuperare, come comunità cristiana cattolica, il senso più profondo dell’Eucaristia per la nostra vita, terrena ed eterna. Questo lungo digiuno eucaristico a cui siamo stati costretti non deve pervertire il concetto, l’essenza dei Sacramenti, anzi, dovrebbe far crescere dentro di noi un desiderio profondo di ben curare con assiduità la nostra vita sacramentale. Noi abbiamo bisogno della Domenica, abbiamo bisogno di celebrare la Pasqua settimanale, abbiamo bisogno di Colui che ci salva dando la vita per noi.
Troppo spesso, purtroppo, abbiamo ridotto la Domenica ad un optional, ad un mero precetto da assolvere alla fine di ogni nostra settimana. Per noi cristiani la Pasqua della settimana, ovvero la Domenica, è necessaria ed indispensabile: se non ci lasciamo salvare dalle nostre colpe, esse stesse, nella vita, ci schiacceranno, la nostra esistenza inizierà a marcire dentro di noi, fino a diventare mortifera, ovvero non più spinta da viva speranza, ma solo caratterizzata da angoscia, stanchezza, dolore e disperazione.
Quanto sarebbe bello riscoprire il valore della Domenica, giorno in cui incontrare e ricevere fisicamente il Signore, il nostro Creatore, il nostro Salvatore, il nostro Amato!
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