
Marzia Divisi davanti al ristorante dove lavorava il padre Ferdinando
di Epifanio Pierantozzi
«Che dire. Siamo una famiglia senza più marito e padre. Lui (il padre Ferdinando, ndr) era sano e gli mancavano solo due anni per andare in pensione. Ora mia madre avrà una reversibile di poche centinaia di euro».
Chi racconta una delle tante tragedie “figlie” del Covid-19 è Marzia Divisi, appoggiata alla porta del ristorante “L’Arco”, in pieno centro, in via San Martino, dove il padre Ferdinando era cuoco e socio da 25 anni.
RISTORANTE CHIUSO – «Per ora il ristorante non riapre. Io e mio fratello Sandro, che ne è il terzo socio – spiega Pio Spinozzi – abbiamo deciso di rinnovare tutto. Forse ci si potrà di nuovo sedere ai nostri tavoli ai primi di luglio».
Così il locale, a San Benedetto simbolo della pandemia che ha messo in ginocchio tutto il mondo, resta chiuso.
IL PRANZO DEGLI IGNARI “UNTORI” – «Sembra che tutto abbia avuto inizio con un pranzo di compleanno, l’8 marzo, di una ventina di ascolani, tra i quali non c’era il dirigente – racconta Pio Spinozzi – dopo qualche giorno, noi abbiamo chiuso il ristorante il 10 marzo, Ferdinando ha accusato i primi sintomi con febbre e una polmonite. Poi, verso il 21 o 22 marzo, mi ha telefonato uno dei commensali e mi ha detto – conclude – che stavano facendo il tampone ad alcuni suoi familiari. Così abbiamo collegato i due fatti».

Lavori in corso all’interno del ristorante
COMPLEANNO SENZA CANDELINE – «Mio padre – racconta Marzia Divisi – ha iniziato a sentirsi male, e pensare che era sempre stato bene a parte un po’ di mal di stomaco, due o tre giorni dopo la chiusura del ristorante. È andato in ospedale e poco dopo abbiamo saputo che era malato di Coronavirus. E’ rimasto all’ospedale di San Benedetto quasi una settimana, poi è stato trasferito ad Ancona. Qui è morto il 7 aprile. Né mia madre né noi figlie abbiamo potuto vederlo e poi partecipare al funerale, poiché eravamo risultate positive anche noi e stavamo chiuse in casa. Al funerale di mio padre c’erano solo tre persone: la mia migliore amica e due suoi nipoti. Mio padre non ha voluto essere cremato, e così è stato seppellito dentro una sacca di plastica in una cassa con doppia protezione».
«Per mercoledì, quando avrebbe festeggiato 60 anni, mia madre e noi figlie abbiamo deciso di ricordarlo».
Un compleanno amaro, e senza nessuno a spegnere le candeline.
P.S.: Abbiamo cercato di sapere, dalla direzione sanitaria dell’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, il numero dei sambenedettesi deceduti negli ospedali. Bene: dopo 12 (dodici) minuti e 14 (quattordici) secondi è caduta la linea. Senza nessuno a rispondere. No comment.