Crac Novico, 22 anni di carcere
e risarcimento milionario

ASCOLI - La fabbrica ascolana produceva siringhe con un marchio noto in tutta Italia. La crisi determinò il licenziamento di tutti i dipendenti che rimasero senza lavoro
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Quattro condanne per un totale di 22 anni di carcere e un risarcimento di oltre 4 ,2 milioni di euro. E’ finita così, almeno per il primo grado di giudizio, la vicenda giudiziaria della Novico, la storica fabbrica ascolana che produceva siringhe con un marco famoso in tutta Italia. Le condanne riguardano gli ultimi amministratori della società poi fallita e quindi chiusa con il licenziamento di tutti i dipendenti. La pena più pesante, comminata dal collegio composto dai giudici Marco Bartoli (presidente), Claudia Di Valerio e Barbara Pomponi , è stata per Antonio Montagna (8 anni) amministratore della Novico; 6 anni per il commercialista Giancarlo Bernardi; 4 anni a Rosaria Di Felice (a cui sono state riconosciute le attenuanti) al pari di Marco Montagna, figlio di Antonio. Le difese fino all’ultimo hanno sostenuto l’innocenza degli imputati, mentre il pm Umberto Monti aveva chiesto pene severe puntando sul coinvolgimento degli imputati, a vario titolo, nel crac dell’azienda. Da parte dei commissari nominati dal tribunale era stata tentata anche la via della cessione dell’azienda senza però un esito positivo. A seguito delle indagini della Guardia di Finanza nel 2010 erano scattate le misure cautelari per bancarotta fraudolenti e sequestri di somme di denaro. A fine 2009 gli operai, esasperati per la situazione che si era venuta a creare, si erano barricati all’interno del sito dove era presente anche una barra di uranio per la sterilizzazione degli aghi delle siringhe


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