Addio ad Ennio Morricone,
il ricordo di Di Caro:
«Andai a casa sua
col cuore in gola»

LA SCOMPARSA DEL MAESTRO - Il fotografo ascolano e la visita al grande compositore per conto dei David di Donatello. Era il 2013, l'anno della vittoria con "La migliore offerta": «Quando mi diedero il compito di immortalarlo ebbi un sussulto, nonostante nel tempo avessi fatto visita a tanti mostri sacri del cinema»
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Di Caro con Morricone

di Luca Capponi

«Gian Luigi Rondi, per il film “La migliore Offerta”, mi diede il compito di andare a fotografare il maestro Ennio Morricone. Avevo visitato molti altri giganti del cinema internazionale, da Mario Monicelli fino a Dino Risi e Alberto Sordi, ma quando Rondi mi fece quel nome ebbi un sussulto».

La foto scattata da Di Caro al maestro

Comincia così il racconto di Giuseppe Di Caro. Lui che faccia a faccia col mito ci è stato. Era il 2013, e il grande Ennio aveva appena composto la colonna sonora per il film di Giuseppe Tornatore, che di lì a poco avrebbe vinto il David di Donatello. Di Caro, infatti, è uno dei fotografi ufficiali degli Oscar del cinema italiano. Uno che nel corso degli anni ha immortalato registi, compositori, attori, scenografi e professionalità (tante) della settima arte.

Oggi che l’autore di musiche immortali se ne è andato a 91 anni, dopo una vita passata a deliziare l’anima del mondo, il ricordo di quell’incontro fa ancora più effetto.

«Morricone era un autore di grande personalità che aveva ricevuto già 8 David e quello che andavo a fotografare io era per il suo nono -spiega Di Caro, che insegna al liceo artistico “Licini” di Ascoli-. Che dire? Con la giacca più bella, mi precipitai in via d’Aracoeli e feci quelle scale con il cuore in gola. Accompagnato dalla moglie Maria in cucina, prendemmo un thè fatto per l’occasione».

«Nel frattempo il maestro radunò i suoi David e li sistemò sul pianoforte a coda -prosegue-. Splendido, c’era una finestra che dava una luce soffusa come serviva per quella occasione. La foto era già lì. Di fronte a noi. Feci sistemare il maestro appoggiato sul pianoforte e tutto andò per il meglio. Ero circondato da un arredamento curatissimo e elegante. Non potetti girare per casa come avrei voluto. Chissà quanti ricordi vi avrei trovato».

«Morricone lavorava nel cinema dal 1946 e aveva avuto modo di far conoscere il suo stile e l’Italia nel mondo -conclude Di Caro-. Aveva solo Trovajoli come “avversario” in quanto in Italia solo loro due avevano accumulato più collaborazioni di tutti essendo rimasti soli: Nino Rota era deceduto e anche Piero Piccioni. Quanto a Piovani, Piersanti e gli altri, erano tutti più giovani».

Quando se ne va un mito Addio a Ennio Morricone


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