«Il sindaco Bocchicchio, fa dichiarazioni allucinanti, forse perche soffre nel vedere i manifesti di tanti candidati regionali, tranne il suo».
Cinzia Peroni (Foto Vagnoni)
Lo afferma Cinzia Peroni, consigliere cmunale di opposizione e candidata alle prossime Regionali con la lista “Le nostre Marche e il Centro” a sostegno del candidato del centrosinistra Maurizio Mangialardi.
«Pur di avere la sua visibilità – dice la Peroni – ha argomentato sterilmente su un regolamento approvato in Consiglo comunale il 29 gennaio scorso che non riguarda solo gli scavi e i rinterri nel territorio comunale ad opera di ditte esterne. Lo ha fatto calcando l’accento sullo slogan che mi rappresenta nei manifesti elettorali, in quanto sono candidata alle Regionali, che recita “serve il cuore, contano i fatti”».
Il sindaco Bochicchio (Foto Vagnoni)
«Di certo – insiste la Peroni – se ha citato il mio slogan elettorale, evidentemente la mia scelta é stata ben fatta. A questo punto, però, è necessario e doveroso smascherare il linguaggio del sindaco Bocchicchio, che lo contraddistingue da quando si è avvicinato alla politica. Come quando si riferisce a un documento “…..approvato con larga maggioranza registrando la non approvazione del rappresentante del Partito Democratico Vincenzo Camela e della collega di opposizione e candidata al Consiglio regionale Cinzia Peroni».
«Con questa dichiarazione sibillina – prosegue l’ex vice presidente del Consiglio provinciale – ha intenzionalmente lasciato intendere il voto contrario dei consiglieri Peroni e Camela. Invece, come si evince dalla delibera (vedi sotto), i voti contrari sono zero, mentre il gruppo consigliare-opposizione si è astenuto, perchè non riconosceva la giustezza dell’intero regolamento, anche se era condivisibile per alcuni punti tra cui quello recitato nell’articolo».
“Una parola è troppa e due sono poco” era il tormentone di Lino Banfi nei panni di Nonno Libero nella fortunata serie tv “Un medico in famiglia”. Ebbene, Bochicchio parla di “non approvazione” che, in sostanza, equivale ad una “astensione”. Cari contendenti, in campagna elettorale ammettiamo, per una volta anche questo. Ma poi basta!
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