Stop all’ospedale unico,
la bordata di Anna Casini:
«Vince la strategia dell’immobilismo»

SANITA' - L'ex vicepresidente della Regione commenta la decisione di fermare il progetto presa dalla nuova giunta Acquaroli: «Chi dice che gli ospedali di Ascoli e San Benedetto possono essere migliorati strutturalmente dice una bugia: non sono nemmeno adeguati a livello antisismico. Il decreto Balduzzi prevede ci sia un solo ospedale di primo livello nel Piceno: quale sarà?»
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Il no della Regione alla realizzazione dell’ospedale unico del Piceno fa discutere. E parecchio. Ad intervenire con una serie di dettagliate argomentazioni è l’ex vicepresidente della stessa Regione, Anna Casini, attualemente consigliere nelle fila del Pd.

Anna Casini

«Ieri è stata votata e annunciata con giubilo la parola fine all’ospedale di eccellenza per la provincia di Ascoli -commenta-. Dopo neanche due mesi della nuova Giunta possiamo già capire la loro strategia per lo sviluppo del territorio: immobilismo. È vero, oggi Ascoli non è più la cenerentola delle Marche: è la zucca, ma mezzanotte è già passata».

«Visto che leggo anche molti commenti rivolti a me (spesso insulti), come se l’ospedale mi desse un qualche tipo di guadagno, voglio spiegare i motivi per cui questa scelta miope ci porterà ancora più indietro rispetto alla regione e all’Italia -ribadisce la Casini-. Chi dice che gli ospedali di Ascoli e San Benedetto possono essere migliorati a livello strutturale dice una bugia: sono strutture pensate 50 anni fa, quando ad esempio non esisteva la normativa antisismica e quindi non sono adeguati ad essa».

«Ho visto arrivare al “Mazzoni” macchinari innovativi che non potevano essere sostenuti dai solai (perché troppo pesanti) e questi sono stati puntellati dal piano inferiore (50 anni fa non esistevano Tac, risonanza magnetica, la laparoscopia, la Pet) -è l’analisi-. Il “Madonna del Soccorso” è ubicato in una posizione non adeguata a un ospedale: comodo se ci si deve andare a piedi dal centro di San Benedetto, meno comodo se ci si deve andare via ambulanza o in macchina magari in piena estate nelle ore di punta. Domanda: da Porto d’Ascoli ci vuole più tempo ad andare al “Madonna del Soccorso” tramite la nazionale o a Spinetoli tramite l’Ascoli-Mare? Per non parlare della nota carenza di parcheggi».

L’ospedale “Mazzoni” di Ascoli

«Un ospedale che accoglie tutte le specialistiche è un ospedale più sicuro, perché nel caso di complicazioni non è necessario andare da Ascoli a San Benedetto o viceversa -va avanti la Casini-. Come dicono molti, è vero: la qualità dell’ospedale dipende dalla qualità di medici e infermieri, ma medici e infermieri scappano da qui, perché il bacino dei due ospedali è troppo piccolo. Oggi a causa del numero chiuso nelle università ci sono pochi medici, soprattutto specializzati, che giustamente hanno una grande margine di scelta e trattava per il loro futuro lavorativo. I nostri nosocomi vecchi e che non hanno percorsi adeguati alle nuove diagnostiche o collegamenti con l’università e la ricerca, non sono certo attraenti».

L’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto

«Il decreto Balduzzi prevede che nella nostra provincia ci sia un solo ospedale di primo livello: quale sarà? -si chiede l’esponente dem- Ascoli perché è il capoluogo e serve la montagna o San Benedetto che ormai ha più abitanti e serve la costa e i suoi tanti turisti? E i comuni della Vallata? E la Valtesino? E la Valdaso? Vi ricordate che in campagna elettorale i candidati della costa parlavamo di ospedale di primo livello con vista mare e quelli di Ascoli del primo livello al “Mazzoni” vero? E adesso?».

«Credo che nel 2020 fare campanilismo, perché il motivo è solo ed esclusivamente questo, in una provincia che ha meno abitanti di una parrocchia di Roma sia ridicolo, soprattutto quando si parla di sanità che è un servizio universale e ogni cittadino dovrebbe essere curato in modo eccellente a prescindere se sia registrato all’anagrafe di San Benedetto, di Ascoli o di Arquata è la conclusione-. Oggi è un brutto giorno per la sanità: non abbiamo più la speranza di migliorare e siamo destinati a un lento declino che costringerà i nostri cittadini a spostarsi in altre regioni per curarsi o a doversi rivolgere ai privati proprio come accade in Lombardia».

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