Focolaio Covid tra cittadini stranieri
della Vallata del Tronto:
lavorano nella stessa azienda

EMERGENZA CORONAVIRUS - Si tratta di 28 persone rintracciate dal Sisp dopo che alcuni di loro si erano sottoposti al tampone in farmacia. Quasi tutti lavorano in un'azienda manifatturiera della zona industriale ricadente nel comune di Ancarano e abitano tra Castorano, Spinetoli, Castel di Lama e Ascoli
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Un focolaio Covid è scoppiato tra alcuni cittadini di nazionalità cinese che abitano nella Vallata del Tronto e lavorano in un’azienda manifatturiera della zona industriale ricadente nel comune di Ancarano (Teramo). Sono 28 fino ad ora quelli trovati positivi al virus, alcuni dei quali devono essere confermati con il tampone molecolare perché per ora si sono sottoposti soltanto al rapido.

Ma il numero non dovrebbe aumentare poiché il Servizio Igiene e Sanità pubblica dell’Area Vasta 5 ritiene di aver rintracciato tutti i contatti, tra lavoratori e familiari, e messi subito in isolamento sebbene non sia stato facile principalmente per via della barriera linguistica. Poi anche perché, in alcuni casi, al nome non corrispondeva l’indirizzo fornito.

I 28 cittadini interessati sono distribuiti tra i comuni di Castorano, Spinetoli, Castel di Lama e qualcuno anche ad Ascoli. In 7 hanno dato una località del Teramano come domicilio per effettuare la quarantena. Il Sips di Ascoli ha già avvisato le autorità locali per il controllo, come da prassi.

Tutto è iniziato circa una settimana fa quando in 23 si sono rivolti ad una farmacia per effettuare il test rapido. Si suppone che qualcuno del loro ambiente lavorativo abbia avuto dei sintomi, tanto da far sorgere il sospetto negli altri.

A seguito dell’esito positivo, la farmacia ha inserito i nominativi nel portale regionale per il controllo della diffusione del contagio, allertando quindi il Sisp il cui personale subito si è messo alla ricerca di queste persone per sottoporle al tampone molecolare di conferma.

All’inizio non è stato semplice. Il contatto telefonico non sempre andava a buon fine per via della lingua. Una volta invitati a fare il tampone, alcuni non si sono presentati e, mandato un infermiere ad eseguire il test a domicilio, è capitato che all’indirizzo fornito c’era nessuno. Hanno riferito di essersi nel frattempo trasferiti nel vicino Abruzzo.

Alla fine, un po’ avvalendosi dei pochi della comunità cinese che parlano italiano, un po’ con l’aiuto dei sindaci dei comuni coinvolti, il dipartimento di prevenzione è riuscito a risalire al gruppo, isolandone appunto 28.

m.n.g.


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