di Diego Morone
Nelle ultime settimane le maggiori città italiane sono state bollate da centinaia adesivi per segnalare che “per qualcuno il semaforo è sempre rosso”.
Sofia Garbati
L’ultima iniziativa partorita dal videomaker sardo Emanuele Malloru, in arte e sui social Emalloru, è stata forse quella più impegnata dal punto di vista sociale, ed ha aperto una lotta per quello che dovrebbe essere un precetto in una società moderna: i semafori acustici necessari per creare una condizione di sicurezza e per la tutela dei diritti di chi soffre di cecità o è ipovedente.
La denuncia è partita come di consueto dai social del trentenne sardo, che vantano numeri da capogiro: oltre 300.000 followers su Instagram e sommando le visualizzazioni ottenute grazie a Youtube vengono superati abbondantemente i 10 milioni.
Dietro all’animazione 3D del video realizzato per informare il popolo del web di questa iniziativa social e sociale, c’è quella che è ormai un’eccellenza del nostro territorio, una giovanissima ragazza già affermata nel campo dell’editing e del videomaking.
Uno degli adesivi della campagna di Emalloru
Se per il Piceno Sofia Garbati risulta per molti una hidden gem (gemma nascosta), per il resto del mondo non sembra essere così.
Nonostante i 18 anni compiuti alla fine del 2020 e la provenienza da un “piccolo” comune (è di Comunanza), Sofia può contare su milioni di visualizzazioni sul social network del momento, TikTok, su collaborazioni con altri youtuber famosi, come per esempio il celebre Favij – all’anagrafe Lorenzo Ostuni – e lavori su scala internazionale, su tutti il video lyrics del pluripremiato brano di Olivia Rodrigo, “Driver License”, disco di platino in dodici paesi.
Sofia sembra però essere ormai abituata a situazioni di un certo calibro.
«Lavorare per persone a modo ed alla mano come Emanuele non è stato stressante, non ho sentito alcuna pressione -racconta-. Per il lyrics di “Driver License” ho sentito maggiormente la situazione, avere a che fare con l’Universal Music Group, è stata una grande esperienza. Negli Stati Uniti viene dato più peso all’arte, i colloqui sono più ampi e scavano più a fondo nella tua persona, oltre che nei tuoi trascorsi lavorativi, qui in Italia viene preso tutto più alla leggera, per il prezzo delle commissioni, per l’importanza del ruolo che assumi ma in generale per la concezione dell’editing: molti in Italia sono convinti che la maggior parte del lavoro sia realizzato da un computer o grazie a tecnologie di ultima generazione. Per il video di Olivia sono stati molto più esigenti rispetto a lavori dello stesso tipo commissionati qui in Italia».
Ma i traguardi raggiunti da questa ragazza sono frutto di anni ed anni di lavoro, sacrifici e passione.
«A 14 anni sono stata responsabile di vari set fotografici ad eventi nell’età d’oro di Youtube Italia, coi vari Favij, Mates, Tudor -spiega Sofia-. Poi ho partecipato a vari concerti sempre occupandomi della fotografia e del lavoro di editing successivo. Sono passati quattro anni ed avevo già allora una grande esperienza nel montaggio, nella fotografia, nel videomaking».
Le parole e la storia di questa ragazza, destinata con certezza quasi totale all’approdo negli States dopo la fine del percorso scolastico, potrebbero essere motivazionali per molti coetanei che condividono la stessa passione o le stesse ambizioni.
Prima di tutto però dovrebbero essere utili a sensibilizzare su quella che è una vera e propria questione aperta: mentre negli Stati Uniti Mike Winkelmann vende un’opera d’arte non tangibile, costituita da NFT (Token Non Fungibili), per 70 milioni di dollari, in Italia e nel Piceno assistiamo alla “fuga” di una giovane così talentuosa nel campo dell’arte digitale.
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