«Le leggi esistono – ricordano però dall’associazione ascolana – ma spesso non vengono rispettate. Dunque, informiamoci sulla normativa e facciamola rispettare».
La Lac fa quindi una carrellata di nozioni utili a capire come comportarsi correttamente, non solo da un punto di vista etico ed umano, ma anche legale, riguardo a piccioni, rondoni, balestrucci, rapaci, altre specie nidificanti, ma anche a gatti e perfino topi.
La premessa: «Il piccione domestico – o colombo di città o piccione terraiolo – è una specie riconosciuta fra gli animali selvatici, in quanto “vive in stato di libertà naturale nel territorio nazionale” e dunque è una specie protetta dalla legge 157 del 1992. E’ sempre reato procedere alla soppressione dei piccioni, ancor più per iniziativa privata e con metodi particolarmente crudeli, come quelli da noi sventati.
Spesso, invece, le amministrazioni mettono in atto dei i piani di controllo e abbattimento che possono essere effettuati sulla base del riconoscimento di danni ingenti e accertati all’agricoltura.
Anche a livello comunale, i sindaci emanano provvedimenti per contenerne il numero, spesso con metodologie inutili o addirittura dannose per altre specie».
Rondoni e balestrucci, rapaci e altre specie nidificanti: «E’ frequente la distruzione volontaria dei nidi, specie dei balestrucci, per il “fastidio” che ad alcuni arrecano le deiezioni. Distruggere i nidi è espressamente vietato dalla legge, ed integra i reati di maltrattamento e uccisione di animali, nel caso vi siano nidiacei all’interno del nido distrutto, oltre che il reato di danneggiamento.
Il problema della distruzione dei siti di nidificazione, spesso di specie particolarmente protette, si pone frequentemente anche nel caso di ristrutturazioni e potature, che devono essere interrotti durante il periodo della nidificazione (marzo-agosto) come previsto dalla direttiva europea sulla conservazione degli uccelli».
In casi improrogabili esistono esperti in tutela della biodiversità che sanno dare consigli utili ad attivare i cantieri preservando i nidi e riducendo al minimo il disturbo.
«Alcuni comuni virtuosi – ricordano gli esponenti della Lac – hanno già inserito nei propri regolamenti comunali divieti e prescrizioni con accorgimenti nelle ristrutturazioni e potature utili a tutelare nidi e nidiacei».
Gatti: le colonie feline sono spesso oggetto di intolleranza, con conseguenti maltrattamenti, uccisioni (in particolare avvelenamento) e abbandoni.
«I gatti che vivono in libertà sono tutelati da diverse norme, tra cui quella che vieta di spostarli dal loro habita.
E’ importante sottolineare che la nostra legge regionale definisce habitat della colonia felina, qualsiasi territorio sia pubblico che privato, in cui vivono gatti liberi, indipendentemente dal loro numero. Lo spostamento della colonia felina, spesso invocato da chi è intollerante, può avvenire solo per problemi igienico-sanitari accertati e previo parere dell’Asur, in luogo idoneo individuato dal Comune.
E’ vietato spostare o gettare le ciotole e impedire che i gatti vengano nutriti. Ovviamente chi si occupa degli animali deve mantenere le normali norme igieniche, ad esempio non versare il cibo, specie umido, a terra e rimuovere gli escrementi, così da non alimentare il malcontento.
Ma la cosa principale è che chi ama i gatti dovrebbe attivarsi con la massima urgenza per la sterilizzazione degli animali, che, per legge, viene effettuata gratuitamente dal Servizio Veterinario».
Topi: «Non essendo tra le specie tutelate, vengono sterminati con tutte le metodologie più sadiche e pericolose per tutti gli altri animali. Basti pensare all’uso delle colle, strumenti di cui dovrebbe essere vietata la vendita per la particolare efferatezza nel provocare una morte lenta e crudele, che porta l’animale a disarticolarsi nel tentativo di liberarsi.
Frequentissimo l’uso del veleno che, insieme alle colle, ricade spesso anche sulla fauna selvatica, in particolare su uccelli e piccoli mammiferi, con grave danno alla biodiversità.
Il veleno, in particolare, oltre al rischio diretto per tutti, compresi i bambini, entra nella rete alimentare causando avvelenamenti anche nei predatori che si cibano dei roditori avvelenati, come mammiferi selvatici e diverse specie di rapaci, ma anche gatti e cani. Per questi motivi l’utilizzo del veleno, oltre a poter integrare l’uccisione di animale, è sanzionato penalmente in quanto mezzo vietato».
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