L’Albula erode gli argini
Nella zona industriale
la strada sta franando

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di Epifanio Pierantozzi

La zona industriale di Acquaviva, o – almeno – la strada che la costeggia, rischia di finire in mare… trasportata dalle acqua dell’Albula. E’ chiaramente una esagerazione – che possa finire in mare -, mentre è vero che l’erosione si sta “mangiando” l’asfalto.
Che l’idea di realizzare la zona industriale proprio a due passi dalle sponde del fosso non sia stata brillante lo si capisce ora – alla faccia della Legge Merli sulle distanze dagli argini – che, stretto tra la strada che porta a San Savino e quella che costeggia i capannoni, il letto del fiume sta erodendo gli argini.
Un salto nella cronaca non troppo recente per capire meglio il problema.
Da sempre il torrente Albula è stato “un problema” di San Benedetto. Questo poiché nel territorio del Comune di Acquaviva il fosso vi passa, ma è come “non ci fosse”. Così a preoccuparsi dell’Albula, a maggior ragione dopo l’alluvione dell’ottobre del 1970, che tanti ricordano, e quella – di cui si è letto poiché risale al luglio del 1898 – che con il crollo del ponte “battezzò” l’allora zona agricola Madonna della Pietà (o anche Borgo Trevisani) come Ponterotto.
Infatti, se si percorre la strada che costeggia l’Albula, ci si accorge come il ponte che immette alla zona industriale è anche un confine ben riconoscibile tra i due comuni: verso mare le sponde sono pulite e ben curate, verso monte le acque non si vedono coperte da canne, arbusti ed erba. Però, sotto tanto verde, ecco che a tratti appare la terra nelle sponde che stanno franando.
Per ora il Comune di Acquaviva ha sistemato cartelli di avviso di pericolo, transenne e bandelle biancorosse per impedire che ci si avvicini troppo.
Suggeriamo, agli amministratori acquavivani, un intervento di rafforzamento degli argini – non potendo certo spostare le due strade che costeggiano il torrente -, prima che qualche auto parcheggiata finisca… all’inizio del Molo Sud.


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