Caterina Ricci: l’étoile di Ascoli

LA MAESTRA di danza scomparsa nel 2004 ricordata dalla scrittrice ascolana Giulia Civita che ripercorre la sua vita, gli incredibili successi, gli indimenticabili spettacoli. «Sarebbe auspicabile che fosse allestita una mostra, anche permanente, con i suoi splendidi abiti di scena»
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Giulia Civita

Caterina Ricci, maestra di Danza scomparsa tragicamente nel 2004 è senz’altro uno dei personaggi che hanno dato lustro alla città di Ascoli. Chi ha seguito il suo percorso artistico ha potuto apprezzarla anche per la sua abilità coreografica e per i raffinatissimi costumi di scena. Gli ascolani ricorderanno i bellissimi abiti che indossava a fine spettacolo, quando salutava il pubblico che la osannava. L’amore per il bel vestire le veniva probabilmente dal nonno sarto che aveva la bottega a Piazza Roma e vestiva i “Signori”.

 

Caterina Ricci

Da recensioni del Gruppo artistico-culturale Tersicore di Ascoli si legge: “Nel 1974 fonda il “Balletto Caterina Ricci” il più giovane Corpo di Ballo europeo composto di ragazzi la cui età media è di anni 18 che si sono avvicinati alla Danza riuscendo ad interpretarla con la validità e la serietà proprie dei professionisti. L’impegno continuo e la ricerca accurata del perfezionamento, la sensibilità interpretativa e, soprattutto, la passione per ciò che fanno, li hanno portati ad alti livelli di rendimento in campo nazionale ed internazionale. Amare e vivere la Danza è amare e vivere la vita questo il motto di Caterina Ricci ed un’ottima forma di educazione, non solo estetica, per questi giovani ad apprezzare e riscoprire nella vita quei valori che la Danza da sempre comprende: l’armonia, l’eleganza, la bellezza, la gentilezza, la gioia, la nobiltà dei sentimenti”.

 

Iniziò lo studio della danza classica con il maestro Guido Lauri ex primo ballerino del Teatro dell’Opera di Roma che le proponeva di entrare nel Corpo di ballo del Teatro ed ebbe, anche, l’opportunità di recarsi a Mosca per seguire la Scuola del Bolshoi. Entrambe queste strade le consentivano il grande lancio verso la professione artistica ma, non volendosi separare dalla propria città si dedicò all’insegnamento della danza e fondò il Gruppo artistico-culturale “Tersicore” di Ascoli e anche l’Istituto Superiore Marchigiano di Danza. 

 

Conosciuta Madame Marcelle Bourgat dell’Opéra di Parigi, effettuò nella Capitale francese un corso di studio per il conseguimento del diploma di “professoressa di danza classica e contemporanea” e poi di quello per la coreografia. Ma la stessa madame Bourgat dopo la sua esibizione nel balletto “La morte del cigno” su musica di Saint-Saens, entusiasta delle sue doti, le offrì di abbandonare l’insegnamento per entrare, dopo un tirocinio di sei mesi, come “ballerina vedette” all’Opéra di Parigi.

 

Ancora una volta Caterina Ricci rifiutò la carriera artistica e si dedicò all’insegnamento avendo nel contempo affinato la sua sensibilità per lo studio del pianoforte conseguendo quindi anche una notevole preparazione musicale con il maestro direttore d’orchestra Carlo Frajese. Caterina aveva avuto rapporti professionali con l’étoile Nina Vyrdubowa, insegnante di danza classica, e contatti con l’étoile Daniel Franc per lo studio della Danza Contemporanea.

 

Il Teatro Ventidio Basso

Nella sua Ascoli aveva collaborato con Don Giuseppe Sergiacomi con il quale condivideva il culto della cultura e del bello dapprima nella parrocchia di San Tommaso e poi in quella di Sant’ Agostino dove non faceva mai mancare la sua presenza e prestandosi come insegnante della dottrina per i bimbi che dovevano avvicinarsi ai Sacramenti della Comunione e della Cresima oltre a sensibilizzare i parrocchiani a versare le loro offerte per la manutenzione della chiesa.

Oggi il tempio di Sant’Agostino costruito tra il 1317 ed il 1381 sul luogo di un preesistente oratorio restaurato e ripulito, sede del dipinto a tempera su tavola arricchita da lamina d’oro, noto col titolo di “Madonna dell’Umiltà” o “Madonna del latte” opera di Francescuccio Ghissi del secolo XIV, lascia i visitatori a bocca aperta per la sua maestosità grazie a Don Giuseppe Sergiacomi ed indirettamente alla Maestra Caterina Ricci.

 

Gli spettacoli di Danza li teneva presso il Teatro Ventidio Basso, spesso a scopo di beneficenza. Tutto era organizzato nei minimi particolari ma una parte importante era dedicata ai fiori. Si legge in un preventivo del 1995: “Preventivo servizio teatro” n.60 gruppi – fiori – con 12 garofani ciascuno e giphosopilla, n.3 ciuffi garofani con 50 garofani cadauno e giphosopilla. Piante atrio ed esterno omaggio”. Il fioraio dove si serviva era “La Riviera dei Fiori” in Via Ceci vicino al Teatro e, quando si vedeva l’andirivieni del ragazzo che vi lavorava, gli ascolani capivano che c’era “Il Balletto” di Caterina Ricci: si respirava un’atmosfera magica colma di profumi arricchita dall’arrivo delle ballerine e le loro famiglie.

 

Qualche anno prima della sua scomparsa l’allora sindaco Piero Celani per fare un regalo agli ascolani, dopo estenuanti richieste alla “Signorina Ricci” riesce a far esibire “il Balletto” in Piazza del Popolo uno dei più belli che si ricordi.  I giornali locali parlarono di splendide coreografie tra cui spiccò l’esibizione di una ballerina su un tamburello mobile col sottofondo della musica del “Bolero” di Ravel.

 

Dall’ottobre 2004, in memoria dell’insuperabile maestra di danza e coreografia è nata l’Associazione “Centro Danza Caterina Ricci” che per omaggiarla, più tardi, fece esibire presso il Polo Sant’Agostino le ballerine nella “Danza del Gallo” ed altre più note con la musica di Ciajkovskij. Nella prima esibizione le ballerine avevano uno splendido costume con la cresta e la coda fatte con piume colorate e si muovevano a scatti all’unisono come marionette. Nulla lasciato al caso, vicino alla perfezione, frutto di continui ed estenuanti esercizi.

 

Sarebbe auspicabile che fosse allestita una mostra, anche permanente, con i suoi splendidi abiti di scena, come si vede trionfalmente presso “La Comédie Française” di Palais- Royal allestita con abiti modesti e di sommaria fattura messi a confronto con quelli della “Signorina Ricci”.

 

Ascoli deve molto a questo personaggio che aveva voluto insegnare nello scenario immortale della città di travertino: la pietra che ci parla e ci racconta.


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