Scatta la circolare per i membri dell’emiciclo: il documento mette in chiaro quali siano i diritti del consigliere in tema di accesso agli atti
di Giuseppe Di Marco
Ai consiglieri comunali di San Benedetto, alcuni giorni fa, è arrivata una circolare dalla segreteria generale del Comune. Il tema? L’esercizio del diritto di accesso agli atti amministrativi. Un diritto considerato insindacabile sia dalla legge sia dal regolamento comunale, ma che non deve contrapporsi al “buon andamento” della macchina amministrativa.
Un rimprovero? Un ammonimento? Posto che ciascun membro dell’emiciclo ha facoltà di interpretare la circolare come meglio crede, il documento mette in chiaro dei punti considerati fondamentali per il buon funzionamento dell’ente.
Con la sua circolare, la segreteria afferma che l’accesso agli atti è un diritto svincolato da qualsiasi onere motivazionale: il consigliere non deve “giustificarsi” in alcun modo, ed anzi i documenti richiesti gli devono essere forniti nel più breve tempo possibile. Ma anche questo amplissimo diritto, dice la circolare, avrebbe un limite.
La richiesta di accesso agli atti, afferma la segreteria, non dovrebbe contrapporsi al principio di “buon andamento” dell’Amministrazione, principio sancito dall’articolo 97 della Costituzione Italiana. Cosa vuol dire ciò? Che esisterebbero dei casi in cui queste istanze non risulterebbero consone all’esercizio del mandato consiliare. Quali? Ad esempio domande generiche, oppure inoltrate numerose volte: comportamenti, insomma, che verrebbero posti in essere unicamente per attuare strategie ostruzionistiche nei confronti dell’Amministrazione.
Le richieste di accesso, quindi, dovrebbero essere inoltrate in modo da aggravare il meno possibile il cumulo di lavoro a cui sono sottoposti gli uffici. Negli ultimi tempi, in tal senso, l’attività dei consiglieri si è parecchio intensificata. Soprattutto per quanto concerne l’iniziativa di restyling dell’ex stadio “Ballarin”, della quale è stato richiesto a più riprese sia il progetto, sia il contratto sottoscritto dall’architetto Guido Canali.
Il tutto porta ad una domanda: i consiglieri di San Benedetto stanno eccedendo nell’esercizio del proprio ruolo? Secondo la minoranza, tutto il contrario. «La negazione dei principi generali di trasparenza – scrive Luigi Cava, commentando i primi 16 mesi di Amministrazione Spazzafumo – sta alimentando un clima di segretezza mai vissuto dentro le mura della casa comunale. Nel nostro ordinamento giuridico la trasparenza è intesa come accessibilità totale dei dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, allo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la partecipazione degli interessati all’attività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali».
E ai più non sarà sfuggito l’ammiccante post sui social di Giorgio De Vecchis, che qualche giorno fa ha riportato l’articolo 8 dello statuto comunale, secondo il quale «I consiglieri comunali hanno diritto di ottenere dagli uffici del Comune, nonché dalle aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso utili all’espletamento del loro mandato».
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