Ecco la filiera del legno
e dell’economia sostenibile montana:
la vita ricomincia anche così

ARQUATA DEL TRONTO - La rinascita dopo il terremoto che rilancia tutto l’Appennino centrale. Progetto pilota di strategia nazionale promosso dal Bim Tronto. Firmato il protocollo d’intesa tra enti pubblici e sottoscrittori privati
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Il tavolo degli intervenuti alla costituzione della filiera del legno e dell’economia sostenibile montana

Decolla il progetto della “Filiera del Legno e dell’economia sostenibile montana”, promosso dal Bim (Bacino imbrifero montano del fiume Tronto) e presentato questa mattina nella nuova sede del Comune di Arquata del Tronto, dove i partner pubblici e privati dell’iniziativa hanno ufficializzato la loro adesione sottoscrivendo il protocollo d’intesa. Presenti Luigi Contisciani (presidente del Bim Tronto), Emanuele Orsini (presidente nazionale FederlegnoArredo), Gabriele Calliari (presidente nazionale Federforeste), Antonio Brunori (segretario generale Pefc Italia), Fabio Renzi (segretario generale Fondazione Symbola), Fabio Urbinati (capogruppo in Consiglio regionale), Luigi Capriotti (vice sindaco di Acquasanta Terme), Aleandro Petrucci (sindaco di Arquata del Tronto), i presidenti delle Comunanze Agrarie, le imprese forestali, edili e di falegnameria, lo studio di progettazione Finconsul. I partner della Filiera del Legno si impegnano a promuovere un modello territoriale attivo e dinamico che sia il propulsore economico e sociale della rinascita delle aree montane drammaticamente colpite dal sisma. Un progetto radicato in un complesso processo di certificazione, un sistema di tracciabilità utilizzato per tutte le fasi di lavorazione e distribuzione del legno per soddisfare i requisiti stabiliti dallo schema di certificazione Pefc Italia e per consegnare al territorio una filiera produttiva capace di utilizzare tutti i prodotti e i sottoprodotti della gestione forestale per la produzione di legno per l’edilizia, l’arredo e l’energia.

Il progetto, come evidenziato dalla società di progettazione FinConsul Srl di San Benedetto, persegue alcuni obiettivi strategici primari: 1) la sinergia territoriale tra istituzioni, istituti di ricerca, comunanze agrarie, organizzazioni imprenditoriali e aziende del comparto; 2) il supporto alle imprese di filiera per valorizzare l’eccellenza e la visibilità del prodotto e dell’intero sistema; 3) i percorsi di formazione e aggiornamento professionale, internazionalizzazione e strategie di impresa; 4) il rafforzamento della presenza delle aziende marchigiane nel settore legno; 5) la promozione dell’innovazione attraverso la cooperazione e la sinergia dei partner; 6) la creazione di una economia territoriale sostenibile che, una volta a regime, produca oltre 150 posti di lavoro. La valorizzazione delle professionalità e del Piceno mira inoltre a raggruppare attorno al progetto gli attori che, con competenze e ruoli diversi, operano sul territorio nazionale nel comparto foresta-legno-edilizia. A fare sistema sarà l’economia locale da rilanciare attraverso una filiera articolata che coinvolga il settore agricolo, artigianale, turistico ed edile. In questo modo il processo di ricostruzione nelle regioni italiane colpite dagli eventi sismici diventa l’occasione di creare un modello di green economy e di crescita sostenibile per tutto l’Appennino centrale. Un modello di economia sostenibile per le aree montane che intende anche intercettare i fondi nazionali ed europei predisposti per la prevenzione del dissesto idrogeologico e il rilancio del comparto del legno e dell’energia.

LE DICHIARAZIONI

Luigi Contisciani: «Il progetto pilota nasce da un’analisi semplice: del 100% della proprietà boschiva censita all’interno della ex Comunità Montana del Tronto, i due comuni di Acquasanta Terme e di Arquata del Tronto, rappresentano oltre il 61% dell’intero patrimonio boschivo da opera. Ecco perché la filiera potenzierà la sinergia delle imprese locali in modo da creare lavoro permanente, oltre a garantire la difesa idrogeologica dei versanti attraverso una gestione forestale intelligente. Una volta a regime, la forza lavoro impiegata, dalla gestione del bosco fino alla produzione dei semilavorati, coinvolgerà oltre 150 occupati tra operai, impiegati e management. A questo dobbiamo aggiungere l’indotto dai prodotti semilavorati, dalla segheria e falegnameria fino alla produzione di case, arredo ed energia. L’ottica del BIM Tronto, comunque, è sempre economica e sociale al contempo: questo progetto mira a trasformare le nostre aree interne in un esempio virtuoso di green economy per tutto l’Appennino centrale in modo tale che le persone tornino a ripopolare le nostre montagne, diventando custodi di questi luoghi, dell’economia locale e della biodiversità del territorio. Il Bim Tronto ha il compito primario di sostenere la comunità, le famiglie, il tessuto produttivo e quello sociale, creando delle reti sinergiche».

Agostino Agostini: «La filiera che oggi inauguriamo deve far sì che queste sinergie di gestione riportino alla tutela del territorio garantendo anche all’acquirente un acquisto certificato. La maggiore occupazione in Italia è stata creata dalla Green economy e occorre che la governance si apra all’associazionismo, perché il mercato si fa con la massa critica, senza di essa non si ha potere contrattuale».

Fabio Urbinati: «Oggi essere qui ad Arquata è un segnale importante fin dal terremoto sosteniamo che uno degli elementi fondamentali per la rinascita è il lavoro. Occorre quindi stabilire tutte le sinergie necessarie per implementare nuovi investimenti e nuova occupazione soprattutto giovanile. Questi territori nei prossimi dieci anni saranno il cantiere più grande d’Europa: una grande opportunità per portare lavoro per le nostre terre e per la nostra gente».

Emanuele Orsini: «Il progetto è validissimo, ma la necessità è renderlo funzionale. Serve chi utilizzi la materia prima e serve la materia prima stessa. Poter cominciare da 150 posti di lavoro in due comuni, moltiplicati in tutta Italia ha una valenza enorme. Occorreranno anni, ma c’è bisogno che la politica ci creda».

Gabriele Calliari: «Queste sono le premesse per una ricostruzione che deve interessare tutto il nostro Paese. La ricostruzione non va pensata solo come la progettazione di una filiera, ma come la ripartenza di un percorso culturale che è venuto meno a livello nazionale. Credo ci sia la necessità di ridare nobiltà al legno, così da dare valore a un territorio».

Antonio Brunori: «La certificazione è uno strumento di valorizzazione delle risorse di un territorio. Questo bellissimo progetto va esattamente nella direzione del testo unico approvato il 3 aprile sulla gestione e sulle filiere forestali. Perché firmiamo questo patto? Perché qui vediamo cose concrete».

Fabio Renzi: «Lo sforzo che va fatto è rendere credibile una ricostruzione che purtroppo ha avuto una gestione iniziale discutibile intervenendo sul riavvicinamento al territorio. Questo cratere oggi è il più grande laboratorio d’Europa, con cui siamo chiamati a fare un salto nel futuro».

Aleandro Petrucci: «Tutta la montagna ha sofferto, solo la metà della mia popolazione è tornata e se vogliamo che torni tutta la comunità bisogna creare lavoro per i giovani. Crediamo molto in questa filiera perché dà la possibilità di sfruttare in modo intelligente e produttivo i nostri boschi. Crediamo in coloro che andranno a realizzare questo progetto».

Luigi Capriotti: «Finalmente vedo un tavolo concreto, forse stiamo finalmente cominciando a fare qualcosa di concreto per il bene di tutto il territorio: dobbiamo tornare a far rivivere il nostro bosco dando visibilità a questo territorio e dimostrando quello che siamo direttamente sul campo. Facciamo in modo che questo nostro prodotto sia orgogliosamente italiano, valorizziamo l’origine del nostro legno».


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