Uno momento del Pride 2019 ad Ancona
Per la prima volta il Pride arriva ad Ascoli: accadrà sabato 7 giugno nella Città delle Cento Torri quando Piazza Arringo e le vie cittadine, ospiteranno il corteo del Piceno Pride.
A guidare il corteo un messaggio forte e chiaro: “Siamo lesbiche, siamo gay, siamo trans*, siamo bisessuali, siamo intersessuali, siamo asessuali, siamo pansessuali, siamo non binariə, siamo frocə, siamo tutto quello che ci pare e siamo furia queer”. Parole che si rispecchiano anche nello slogan scelto: “Furia Queer”.
«Dietro queste parole c’è la volontà di rompere il silenzio che da troppo tempo avvolge le soggettività LGBTQIAP+ nella provincia ascolana – affermano gli organizzatori – “Furia Queer” è un gioco di parole legato allo slang ascolano, ma è anche un’affermazione politica precisa: non siamo qui solo per festeggiare, ma per rivendicare. Il Pride non è una passerella o una giornata di folklore, è un atto di resistenza e una presa di parola collettiva. La furia di cui parliamo è quella che nasce dalla marginalizzazione, dalla violenza, dall’esclusione sistemica. È la forza di chi non vuole più essere messo ai margini e decide di reclamare spazio, visibilità, diritti. È una furia che non chiede permesso, che non si adegua, che non si piega».
Perché avete scelto proprio la città di Ascoli per il Pride?
«Perché Ascoli è la città in cui viviamo, in cui studiamo, lavoriamo, amiamo e lottiamo. Non abbiamo scelto un luogo “strategico”: abbiamo scelto casa. Portare il Pride ad Ascoli significa rompere il silenzio che troppo spesso avvolge questa città su tutto ciò che è queer, transfemminista, non conforme. Vogliamo affermare che esistiamo anche qui, che qui abbiamo diritto a spazi, tutele, dignità».
Il Piceno Pride non sarà solo una festa e un momento di aggregazione ma sarà soprattutto un’occasione per rivendicare il godimento dei propri diritti.
«Organizzare il Pride è di per sé una battaglia – sono ancora le parole degli organizzatori – checché se ne dica, il clima è pesante: a livello nazionale e globale. Chi sostiene il contrario vive evidentemente una condizione di privilegio che la comunità queer non conosce.
La nostra militanza quotidiana si muove su più fronti. Siamo al fianco di Aied, che svolge un lavoro fondamentale per i diritti riproduttivi di donne e persone con capacità gestante.
Supportiamo i centri antiviolenza locali e cerchiamo di portare informazione e consapevolezza anche nelle aree più remote della nostra provincia, difficilmente raggiunte dai servizi. Sosteniamo realtà attive sul piano ecologista e sul diritto all’abitare».
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