Cupra Marittima, borgo di mare dal cuore antico

È LA LOCATION settentrionale della cosiddetta “Riviera delle Palme”. Antica sede del Cuprae fanum (Strabone), era un centro dedicato alla Dea Cupra. Il suo territorio conserva diverse aree, non sovrapposte, di interesse archeologico, della preistoria, della romanità e del Medioevo, fino al paese moderno, allungato lungo la statale Adriatica
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Cupra Marittima e, in alto, Marano (ph sito comune Cupra Marittima)

 

di Gabriele Vecchioni 

 

 

Diversi, importanti autori latini scrissero di questa località: Plinio Seniore, Silio Italico, Pomponio Mela, St5rabone e altri. Cupra Marittima (ma per i locali è, più semplicemente, Cupra) ha origini remote, risalenti al sec. VII AC, quindi all’Età del ferro. Deve però la sua notorietà all’epoca romana, quando fu un centro importante.

Ingresso al castello di Marano (ph G. Vecchioni)

 

Nel suo territorio – probabilmente dov’è ora la chiesa di San Basso – c’era il tempio della Dea Cupra, una delle Grandi Madri italiche, divinità etrusca e sabina, mutuata dai Piceni e poi “adottata” dai Romani. La figura di Cupra è da riferire all’espressione locale (picena) della Dea Madre, il culto della quale era diffuso in tutto il bacino mediterraneo; una figura vicina alla fenicia Astarte, alla greca Afrodite e alla romana Venere («L’essenza divina, quindi, di Cupra va ricercata nella sua funzione di dea protettrice della fecondità-fertilità (V. Ricci)».

 

Il tempio dedicato alla Dea era un punto di riferimento importante per il territorio e fu fatto restaurare dall’imperatore Adriano. Cupra Maritima si trovava lungo la consolare adriatica che arrivava a Truentum (verso sud) e a Fanum Fortunae (l’attuale Fano, a nord).

Area costiera settentrionale (ph G. Vecchioni)

 

Dopo la Guerra sociale (sec. I AC) diventò municipium e successivamente ebbe lo status di colonia (Julia Cuprensis). Subì saccheggi e distruzioni durante l’invasione longobarda e un nuovo sviluppo nel periodo medievale, quando fu realizzato, nell’area dell’attuale Paese alto, Castrum Maranum.

 

Il toponimo sembra essere un prediale di origine romana ma, secondo alcuni, potrebbe derivare da marianum, a ricordare l’antica ubicazione del borgo in riva al mare. Dal sito si gode una bella vista sulla costa e sulla retrostante Val Menocchia: a Marano e a Sant’An­drea (sec. XIII) si rifugiava la po­po­la­zione costiera per sfuggire alle invasioni dei pirati. All’interno dell’incasato, nel “Palazzo del Vassallo” (Palazzo Brancadoro, sec. XV) visse Francesco Sforza, legato pontificio e futuro si­gnore di Milano, con la moglie Bianca Visconti.

Panorama da Marano verso Sud; sullo sfondo il castello di Sant’Andrea (ph G. Vecchioni)

 

Il legame affettivo dei cuprensi per Ma­rano è espresso dal poeta Ernesto Ciucci che nel suo Lu castelle de Mara’ scrisse che «Tornare al castello di Ma­rano per tutti è un lento viaggio verso le origini del nostro essere, come rondine sperduta, ad attingere, in larghi sorsi, l’acqua purissima di vi­vere in semplicità ed umiltà, con il ri­cordo dell’infanzia beata che più non torna».

 

Nel 1862, infine, Cupra Marittima entrò a far parte del neonato Regno d’Italia. A proposito della «grande epopea del nostro patrio risorgimento», una lapide nella centrale Piazza Vittorio Emanuele ricorda un episodio guerresco che qui ebbe luogo: il 20 settembre 1860, furono disarmati, grazie all’azione «di pochi Cuprensi e dei sopraggiunti Cacciatori del Tronto», ben ottocento soldati sbandati dell’esercito papalino («mercenari della teocrazia»), subito dopo la battaglia di Castelfidardo, ultimo scontro in armi prima dell’Unità d‘Italia.

San Basso, patrono di Cupra, in un’incisione seicentesca: l’angelo a sinistra mostra gli strumenti del martirio (spiegazione nel testo) e quello di destra ha in mano il giglio e la palma del martirio

 

Per quanto riguarda la parte moderna, apprezzata meta turistica, è notevole la spiaggia sabbiosa incorniciata dalla pineta, servita anche da una comoda pista ciclabile che corre a ridosso della linea di costa e la congiunge al vicino centro di Grottammare.

 

Come abbiamo già evidenziato, «Ci troviamo di fronte a un esempio piuttosto raro di un centro rivierasco che ha ben registrate e visibili le testimonianze di tutte le civiltà, dalle più antiche a quelle a noi più vicine (V. Ricci, 1985)».

 

Della Cupra romana rimangono diversi siti archeologici, una villa suburbana con ninfeo che conserva tracce degli affreschi, serbatoi idrici (sec. I AC) e, nell’area archeologica della colonia romana, il podio del tempio della Dea Cupra.

 

A Marano, oltre alla chiesa di Santa Maria in Castello (sec. XIII), il già citato Palazzo dove visse Francesco Sforza (1444), con torri quadrate volute dallo stesso futuro Signore di Milano.

Rocco di pastorale «di indiscutibile valore artistico», con le figure di San Michele Arcangelo e il drago (arte catalana, sec. XI). È stato trafugato dalla Collegiata nel 1987 e mai ritrovato (ph La civiltà marinara, 1988)

 

Dal Paese alto, bella vista panoramica sulla linea di costa e sulla distesa del Mare Adriatico. Verso sud, ben visibili i resti del Castelli di Sant’Andrea (sec. XIII).

 

Nell’abitato “marittimo”, la Collegiata di San Basso (vescovo di Nizza e patrono della cittadina) e Santa Margherita (1887); all’interno, un trittico di Vittore Crivelli, fratello del più noto Carlo, è murata una porta con uno splendido architrave paleocristiano.

 

Nella vicina Val Menocchia, in Contrada Civita, la pieve di San Basso fora, ricostruzione medievale della primitiva chiesa romanica; nella cripta, due colonne in marmo verde di epoca romana.

Cartolina degli anni ’20 del Novecento: Lancette (piccole barche da pesca, con la vela latina, triangolare) si avvicinano alla spiaggia. I disegni sulle vele (quello di destra raffigura un gallo nero) erano caratteristici della marineria cuprense e permettevano di riconoscere la barca da lontano

 

Una breve digressione relativa a questo antico edificio religioso. Qui fu traslato originariamente il corpo si San Basso, vescovo di Nizza, patrono di Cupra Marittima e dei pescatori. San Basso subì il martirio nel sec. III: secondo l’agiografia, ha tutte le caratteristiche del megalomartire, in titolo che viene dato a diversi santi, soprattutto dalle chiese orientali, che hanno subito martìri particolarmente crudeli.

 

Il vescovo Basso, subì i supplizi dell’eculeo (sorta di cavalletto ligneo), degli uncini di ferro, delle lastre infuocate, fu gettato in una fossa con scorpioni, scampò miracolosamente alle fiamme del rogo e, infine, fu trafitto con due lunghi spiedi dalla pianta dei piedi alla testa.

Cartolina degli anni ’20 del Novecento: si sta per concludere la sciabica (metodo di pesca delle zone costiere, con rete a strascico)

 

Tornando al Castello di Marano, esso fu libero comune nel 1076 e costruì una cinta di mura solo nel 1100; all’interno delle mura urbiche si svilupparono tre rioni. Per assicurarsi la “protezione” della guelfa Fermo doveva versare un tributo (ogni anno, per diverso tempo, un bue e una scrofa). Cupra Marittima era di nuovo un centro importante, abitato da «i naviganti di Marano, i pescatori di Sant’Andrea, pochi artigiani (falegnami, fabbri, carrai, muratori), molti rurali e pastori (V. Ricci, 1989)».

 

Dopo la seconda metà del sec. XVII, aumentò l’importanza del porto di Marano, con scambi commerciali interadriatici.

Ricostruzione del prospetto del Foro, con il tempio di Venere (dis. G. Ciarrocchi)

 

Cupra e il mare. La località, fin dall’epoca protostorica e poi romana, è stata un punto di riferimento importante per i commerci marittimi: già nel sec. VIII AC, Cupra era, con Numana e la più settentrionale Spina, uno dei porti di approdo per l’ambra, una resina fossile molto richiesta, proveniente dai paesi baltici.

 

Diventò poi un fiorente centro di scambi commerciali («Cupra Marittima mantiene il primo posto nella provincia di Ascoli e, tra i paesi del litorale, da Ancona a Pescara, occupa sicuramente il terzo posto sul movimento di navigazione, Cupra Marittima. Lettura di un territorio)».

Area archeologica della Civita: ben visibili i due archi in laterizio e il podio del tempio (ph C. Perugini)

 

Alla fine dell’Ottocento, «Cupra Marittima è lo scalo più importante della provincia [di Ascoli Piceno] riconosciuto dal Governo, che vi instituì da parecchio tempo l’Ufficio della Dogana principale. Nei passati secoli troviamo esercitato il commercio marittimo internazionale e di cabotaggio, e di ciò ne parlano i certificati rilasciati dai varii governi e dal Montenegro in particolare». Col passare degli anni, però, il porto di Cupra Marittima divenne inadeguato al crescente movimento (cit. Cupra Marittima. La civiltà marinara, 1988).

Area archeologica: resti della basilica (ph C. Perugini)

 

Per quanto riguarda le attività moderne, la principale è quella turistico-ricettiva, grazie agli stabilimenti balneari e agli alberghi.

 

La fama di Cupra Marittima come stazione di villeggiatura inizia già negli ultimi decenni dell’Ottocento: Gustavo Stafforello (in La Patria. Geografia dell’Italia,1898), riferendosi a Cupra (allora inserita nel Mandamento di Ripatransone, Circondario di Fermo), scriveva che «La mitezza del clima, l’aria profumata degli aranceti e pineti, la purezza ed abbondanza delle fresche e limpide acque sorgive, la sicurissima spiaggia, l’indole degli abitanti e la modicità dei prezzi di qualsiasi genere richiamano a Cupra Marittima una distinta colonia balneare».

 

 


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