La dottoressa Raffaella Baiocchi ad Ascoli
di Walter Luzi
(foto di Pierluigi Giorgi)
Dalle liste di attesa senza fine della sanità pubblica italiana alla vergogna senza fine di Gaza. Il viaggio all’inferno in terra della Striscia, e ritorno, di Raffaella Baiocchi finisce alla Casa Regina Apostolorum di Ascoli, la sua città, ieri 11 settembre. Piena come un uovo la sala “Morgante”, per ascoltare il racconto della coordinatrice medica di Emergency, reduce da centoventi giorni di servizio volontario nel posto più pericoloso del mondo.
«Gaza non è una guerra dove due eserciti si fronteggiano – esordisce – è un assedio a una popolazione civile, all’interno della quale c’è anche un gruppo armato che rivendica le istanze di un popolo intrappolato in quella striscia di terra. Altrove potrebbe essere definita una forma di Resistenza».
I Paesi europei, che si dichiarano portatori e paladini dei tanto sbandierati “valori” occidentali, non hanno fatto, in due anni di massacri indiscriminati di civili inermi, una piega. Campioni di doppiopesismo non hanno dimostrato, infatti, lo stesso infaticabile impegno profuso su altri fronti. Anzi. Hanno continuato ad armare e appoggiare politicamente l’aggressore, già imputato di genocidio e crimini contro l’umanità e di guerra dalla Corte Penale Internazionale.
«Il cessate il fuoco, da metà gennaio fino ai primi di marzo – continua la dottoressa Baiocchi – poi revocato unilateralmente da Israele, aveva riaperto il cuore di tutti alla speranza. Quarantacinque giorni è durata quella illusoria parvenza di ritorno alla vita. Era ricomparso un po’ di cibo, c’era lo scambio dei prigionieri. Poi, una notte, sono ripresi i bombardamenti, e il blocco degli aiuti umanitari. Esistono vari modi per ridurre alla fame un popolo, perché anche se hai la farina, ma ti mancano l’acqua potabile e il gas, non mangi lo stesso. La Fondazione, di dubbia natura, appositamente creata per la distribuzione degli aiuti, ha approntato quattro punti per sostenere due milioni di persone. Una presa in giro. Un’umiliazione ulteriore».
Con i soldati dell’Idf a sparare, per di più, sui disperati affamati in fila. La mancanza di prospettive, il boicottaggio israeliano di ogni accordo possibile, culminato qualche giorno fa con l’attentato ai danni della delegazione dei negoziatori di Hamas a Doha, porta anche lei allo sconforto.
«Non piango facilmente – confessa – ma una volta mi è successo. L’eco del giocoso vociare e del ridere, nonostante tutto, di tanti bambini alla fine del Ramadan, fra una raffica e l’altra dei fucili mitragliatori, significa che la vita, comunque, è più forte della morte. Mi sento in colpa quando quella gente mi ringrazia. Noi siamo la pezza. Mi vergogno a pensare che quelle ferite che curiamo sono causate dalle armi che il mio Paese vende a Israele».
Il numero delle vittime per malnutrizione, minimizzato ad arte dal governo israeliano, si sta impennando negli ultimi tempi. «Il fabbisogno alimentare dei bambini – spiega la dottoressa Baiocchi – è maggiore di quello degli adulti perché devono crescere. Il trasferimento di risorse riservato loro da questi ultimi finora sta venendo meno, e il numero dei decessi aumenta».
Ma l’oppressione delle truppe di occupazione con la stella di Davide si estrinseca in ogni modo. E da ben prima, dal 1948 più o meno, del 7 ottobre 2023. L’unico giorno in cui l’intelligence e l’esercito fra i più potenti del mondo si sono fatti, davvero incredibilmente, buggerare dai terroristi di Hamas.
La Sala “Morgante” di Casa Regina Apostolorum piena per la dottoressa Raffaella Baiocchi
Alla popolazione è fatto, infatti, divieto persino di bagnarsi nelle acque del loro mare. «Con una situazione igienico-sanitaria disperata – continua Raffaella Baiocchi – e facilmente immaginabile, i gazawi rischiano fucilate anche se provano solo a immergersi, o a pescare per sfamarsi, nelle loro acque territoriali. Molti bambini soffrono di malattie della pelle, anche gravi, che, come è risaputo, più che di antibiotici necessiterebbero di accurata igiene. Hanno raso al suolo tutte le case e le loro speranze, eppure loro non cedono di fronte alla barbarie di cui sono vittime innocenti. L’Autorità palestinese si sforza di continuare a garantire l’istruzione e l’assistenza sanitaria. E i palestinesi di mantenere la loro dignità».
Spezza una lancia a favore dei giornali e del sistema di informazione israeliani. Sono molto più obiettivi e liberi dei nostri, italiani ed europei. «Anche se nella società israeliana i fondamentalisti sionisti sono la maggioranza – spiega sempre la dottoressa – esiste anche una forte opposizione alle politiche del governo Netanyahu. E questo fa ben sperare per il futuro».
Anche perché molti dei cosiddetti fratelli arabi, e delle cosiddette grandi democrazie occidentali, non è che si siano presi molto a cuore la questione palestinese da 77 anni a questa parte.
Dalla platea piovono per lei applausi e domande. Sui corridoi umanitari aperti di recente, con i quali molti governi europei stanno tentando di rifarsi una verginità, fra gli squilli dei trombettieri di Palazzo, dopo due anni di colpevole indifferenza?
«Mi pare che siano stati evacuati – risponde la Baiocchi – verso diversi Paesi quasi 150 persone con gravi patologie, o, più spesso, bambini con devastanti ferite di guerra. Verso Giordania ed Emirati Arabi soprattutto. Una quarantina in Italia. Uno nel Regno Unito. La disponibilità all’accoglienza dei Paesi riceventi mi sembra che resti l’ostacolo principale. Anche perché in lista di attesa ce ne sono decine di migliaia…».
E sulla connazionale, e perseguitata, relatrice dell’Onu Francesca Albanese?
«Ha svolto un ottimo lavoro – commenta – noi operatori umanitari pendiamo dalle sue labbra. E poi ci piace il suo piglio deciso…».
Come la vede questa missione umanitaria di privati di mezzo mondo che stanno navigando verso la Striscia per portare aiuti?
«Non credo che la Global Sumud Flotilla cambierà le sorti della popolazione – argomenta sempre la Baiocchi – anche perché vedo molto problematiche, in assenza di moli, le eventuali operazioni di sbarco. Blocco navale israeliano permettendo. Onore a loro, sempre, anche per il pericolo che corrono. Per l’importanza di un gesto umanitario altamente simbolico, che supplisce all’immobilismo delle democrazie occidentali. Che, a questo punto, dopo le numerose e oceaniche manifestazioni pro-Palestina che ci sono state in mezzo mondo, non ci rappresentano più a ogni latitudine».
Il vescovo Gianpiero Palmieri
È arrivato anche il vescovo delle diocesi del Piceno, Gianpiero Palmieri, a dare il suo contributo. Ricorda il suono delle campane di tutte le chiese, che hanno suonato a distesa alle 22 dello scorso 27 luglio. Rintocchi sufficienti, secondo lui, a smentire quella «globalizzazione dell’indifferenza» lamentata da Papa Francesco, pure rimasto da solo nel mondo, a invocare la Pace.
Disserta sui dettami vergognosamente fondamentalisti della Toràh, constata la difficoltà del dialogo fra religioni, ma strappa l’applauso più lungo della serata auspicando «la determinata opposizione di tutto il mondo» per porre fine allo sterminio in corso a Gaza.
Le buone notizie arrivano sul finale. Il filo diretto di Radio Ascoli con la Striscia non si interromperà con la fine della missione di Raffaella Baiocchi. Sarà un suo collega libano-milanese di Emergency, infatti, a continuare a darci informazioni di prima mano sul dramma infinito di Gaza.
E poi la mobilitazione, postuma, anche dalle nostre parti, di tutti i sindaci ospitanti «a loro insaputa» nei rispettivi Comuni, gli eroici militi israeliani in vacanza relax post genocidio. Quelli ispirati dalla sacra Toràh. Dio lo vuole. A giustificare ogni orrore, a santificare ogni nefandezza. Deus vult. Lo inventarono i Crociati.
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