Ieri, 14 settembre, l’Avis “Sibillini” Amandola ha concluso i festeggiamenti per ricordare i 75 anni di attività del dono. Appuntamento presso il nuovo ospedale di Amandola, di fronte al monumento dedicato ai donatori di sangue, dove si sono ritrovati i labari della sezione provinciale di Vibo Valentia, delle consorelle del Fermano, di Osimo, di Montecassiano, il labaro di Cri di Comunanza, Aido di Amandola, oltre ai rappresentati avisini di Marche, Ragnetti, del provinciale di Fermo, Simoni, e del nazionale, Lauri. Presente anche il Comune con l’assessore Maria Rita Grazioli, esponente della giunta.
Una cerimonia snella, svolta nel rispetto del principio fondamentale di anonimato, conclusasi con la deposizione di una corona di alloro a quel monumento, ideato da Mariacristina Rossi, che dal 2010, presente il compianto dottor Mario Piani, accoglie i donatori ogni giovedì pomeriggio.
La carovana del dono si è quindi trasferita presso il santuario del Beato Antonio per assistere alla santa Messa officiata da don Amanzio e successivamente presso l’Auditorium “Vittorio Virgili” di Amandola concesso dalla Fondazione della Cassa di risparmio di Ascoli Piceno.
Il presidente Annibali, nel suo saluto, ha ricordato in particolare come l’atto avisino sia «donare sangue come gesto altruistico, senza alcun interesse economico. Ma anche collaborazione perché i momenti di difficoltà possano essere superati attraverso l’aiuto di chi, come gli amici calabresi, non hanno esitato un solo attimo, in quel remoto 24 luglio del 2016, a far proseguire la linea della vita, della goccia dopo goccia mettendoci a disposizione la loro nuovissima autoemoteca per consentirci di continuare a raccoglie il sangue».
La manifestazione è continuata con la consegna di riconoscimenti alle associazioni sportive bocciofila, pallavolo, calcetto, tennis che attraverso la collaborazione hanno fatto da starter ai festeggiamenti.
Avis “Sibillini” non ha dimenticato i presidenti che si sono avvicendati in questo lungo periodo ed anche a loro è stata consegnata una targa ricordo dell’evento. Erano presenti il dott. Alberto Baratto (figlio di Domenico, chirurgo che dagli anni ’40 aveva dato inizio ad una donazione finalizzata agli interventi), il dott. Umberto Rongione, il dott. Franco Rossi e Domenico Annibali (questi ultimi avvicendatisi dal 1990). Non poteva mancare il riconoscimento al dott. Piero Mori che negli anni ’60 ha portato avanti la tradizione del dono nei Sibillini, riconoscimento consegnato al figlio, notaio Alessandro Mori, donatore Avis.
I festeggiamenti erano comunque iniziati sabato con un convegno dal titolo importante: ”Dono, Fiducia e Valore. L’impronta del volontariato”.
Ad aprire la cerimonia, la giornalista Nunzia Eleuteri (Cronache Fermane e Cronache Picene), affermando che «esiste un problema generazionale ed è quindi necessario un richiamo “promozionale” ed è fondamentale comprendere che il dono esiste soprattutto quando il destinatario è sconosciuto mantenendo sempre alto l’entusiasmo a prescindere da chi riceverà».
La dott.ssa Antonella Baiocchi (psicoterapeuta ed esperta in criminologia) ha commentato il valore del volontariato: «Nessuno fa nulla per nulla, l’uomo fa ogni cosa per ottenere un ritorno. Le motivazioni sono complesse e miste. Bisogna dare importanza ai gesti e non alle motivazioni. Ti vedo, ti accolgo, non ti giudico e ti ringrazio. Qualsiasi gentilezza deve essere riconosciuta come gesto d’amore. Tutti siamo degni di fare volontariato. Dove si dona fiorisce un capitale prezioso e spesso invisibile: fiorisce la fiducia!».
Il prof. Massimiliano Colombi (sociologo e docente universitario) ha ricordato che «nel tempo in cui prevale l’indifferenza, cioè atrofia del sentire, è difficile fare volontariato ed allora dobbiamo scoprire la causa che lo ha determinato. Siamo sommersi dall’età delle crisi (passioni tristi) vittime di un’epoca concentrata sulla performance, siamo in un periodo in cui la cultura si mangia lo spazio del volontariato. Il vivere sociale non è cambiato, sono cambiati i modi e i mezzi per realizzarlo. Infatti ciascuno di noi ha bisogno di riconoscimenti personali. Non possiamo pensare che i 75 anni di Avis “Sibillini” si siano mossi nello stesso contesto socio culturale? Quello attuale promuove o intralcia? Come creiamo le condizioni affinché il volontariato in questo contesto sia proficuo? Quando si parla di volontariato di cosa si parla? Perché esiste la fatica del volontariato associativo, ma assistiamo all’esplosione del volontariato individuale Il volontariato è un generatore di relazioni. Il suo prodotto è il come realizzarle».
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