di Walter Luzi
Uno dei totem lungo il percorso
Giovani che raccontano il passato con gli strumenti del presente guardando al futuro. Con fiducia, nonostante tutto. La mostra diffusa, e permanente, che segnala ai tanti visitatori gli scorci e le storie più iconiche di Castel Trosino, è soprattutto questo.
I giovani, effettivi ed evergreen, della locale ed attivissima Associazione Castrense 96, promotori e realizzatori dell’iniziativa, ci tengono a mantenere sempre alta l’attenzione verso il loro borgo incantato. Unico. Per posizione, storia, tradizioni, leggende, e il suo magico fascino. Uno dei gioielli di un patrimonio colpevolmente poco considerato e valorizzato in passato, come troppe altre risorse storico-artistiche e naturalistiche del nostro territorio, a lungo sepolte da incuria e indifferenza.
Mauro Orsini
Forse anche per questo rimorso sono saliti per l’occasione a Castel Trosino diversi rappresentanti del Comune, di maggioranza e di opposizione, guidati dall’assessore al Bilancio Francesca Pantaloni. Mossi, è bello già solo pensarlo, non dall’opportunismo politico nel clima infuocato pre-elettorale delle imminenti regionali, o dalla rivendicazione di qualche soldo, sempre prezioso, stanziato per finanziare l’opera. Ma per amore sincero, e disinteressato.
Lo stesso che ha portato, nonostante la calura tropicale, quassù tanta gente, nativi, ex residenti, e non, che innamorata di questo borgo arroccato e fatato lo è da sempre. Come Mauro Orsini, curatore del progetto, e con lui, idealmente, tutta la sua Compagnia dei Folli, che a Castel Tosino affonda anche lei le sue profonde radici. Come Erminia Tosti Luna, scrittrice appassionata e massima esperta di storia locale che ne ripercorre, fra bolle ed editti, l’evoluzione delle sue denominazioni. Sono loro due a presentare, ed accompagnare, la prima camminata alla scoperta dei nuovi totem parlanti di Castel Trosino. Che ne raccontano la pietra e l’acqua di cui è fatta, le fatiche e i fasti, recenti e remoti, e le tante storie dei vecchi.
Erminia Tosti Luna
Si tratta di un’esperienza multisensoriale, fatta a piedi, con immagini, video e voci, svelati dai QR Code da inquadrare con lo smartphone ad ogni tappa. Ma che ha bisogno di cuore e di anima, più che di moderne diavolerie tecnologiche, per respirarne l’essenza. Di sentire il silenzio, dove, per fortuna, non si sente bene il telefono. Alzando lo sguardo oltre i display, verso le vecchie cave abbandonate del travertino che ha reso possenti le sue mura, i boschi che hanno celato per secoli, pur senza riuscire a salvarli dal saccheggio, i tesori Longobardi, che solo a lei appartengono. Le acque limpide, che solo qui si fanno salmacine, del Castellano, e che ne hanno scavato nei millenni il letto, rendendola inespugnabile. E occorrono sguardi più profondi per cogliere ancora la pace dello spirito che ha animato per secoli l’eremo di San Giorgio. Dalle mura di Castel Trosino ormai invisibile a occhio nudo, un luogo sacro e venerato, coperto dall’uomo di oblìo e incuria, e dalla Natura, a sua volta, a volerlo proteggere, materna, di fitta vegetazione.
Mauro Orsini, uno dei re dei Folli, ha ringraziato Marco Pizzi, Gregorio Fulvi, Simona Ciccanti, Zeno Rossi e Cristiano Spalvieri, per aver saputo fissare, ciascuno per la propria competenza, insieme a lui, l’anima di Castel Trosino su questi totem. A mantenere vivi, insieme a regine e guerrieri, anche cavatori, contadini e lavandaie. A ricordare quelle leggendarie Feste medievali che ne segnarono, nei primi anni Ottanta, l’inizio della rinascita dopo un lungo abbandono e spopolamento. Notti magiche davvero. Lontane. Irripetibili. Perché la burocrazia, oggi, riesce ad uccidere, soffocando già alla nascita anche le più grandi e nobili imprese, soprattutto i sogni.
FOTOGALLERY
La Pantaloni porta il saluto del Comune
Mauro Orsini durante la presentazione della mostra
La Pantaloni porta il saluto del Comune
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