L’ultimo applauso per il Maestro Mimmo Picco: «Era lui il migliore» (Video e foto)

ASCOLI - Commozione e musica nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo per l’addio al chitarrista dei Kugghia Bros Band: l’affetto della famiglia, le parole del nipote e il tributo degli amici musicisti 
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di Walter Luzi

C’è tanta gente al funerale del maestro Mimmo Picco, nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, ad Ascoli, il quartiere che lo ha adottato dopo il matrimonio con la sua Rossella. La sua chitarra, che è stata un altro degli amori più grandi della sua vita, gliel’hanno appoggiata davanti alla bara di legno chiaro.

In un silenzio, che accoglie la salma in arrivo direttamente da Roma, ancora incredulo, stordito, da una perdita che è arrivata improvvisa, inattesa. Che fa ancora più male, perché lui, lo hanno detto tanti amici che lo conoscevano bene, era il migliore di tutti. E non suoni questo come il solito ritornello che riecheggia spesso nelle esequie, quasi sempre fin troppo generoso, a tentare la santificazione postuma di scomparsi che poco o nulla hanno fatto per guadagnarsela da vivi.

Il migliore di tutti, Domenico “Mimmo” Picco, lo è stato davvero.

E non solo imbracciando la sua chitarra, fra gli strumentisti della Kugghia Bros Band, la sua seconda famiglia. Ma, soprattutto, per la sua umanità profonda fra la gente, la sua positività, il suo garbo, di cui non solo gli affetti famigliari più intimi, e gli amici più stretti, hanno potuto beneficiare.

Sempre misurato, pacato, rispettoso, con tutti. Lo ha ricordato bene il giovane nipote nel suo saluto al termine della funzione religiosa. «Non conoscevi cosa fosse la rabbia, zio, sempre con i tuoi modi gentili… presente, con il tuo sguardo buono, la tua forza silenziosa …grazie dei tuoi consigli, e delle risate che ci hai fatto fare …è per questo che penseremo sempre a te sorridendo, senza più piangere».

Anche la sorella Ortensia e un amico hanno voluto salutarlo con una commossa testimonianza.

Alla figlia Francesca, che tutti descrivono bella dentro come il padre, ma lei lo è anche fuori, la sorte ha riservato per oggi l’onomastico più triste della sua vita.

Fuori, sulla scalinata di ingresso alla chiesa ad aspettare Mimmo, tutti gli amici della sua band. Quelli di sempre, i Kugghia Bros, con cui ha condiviso un trentennio abbondante di passione per la musica. Prove e successi, concerti e bisbocce.

Una rappresentanza con pochi strumenti, quelli dei più coraggiosi, quei pochi che se la sono sentita, alla fine, di suonare per l’addio a Mimmo. Trombe e sassofoni sono rimasti nei bagagliai delle auto. Impossibile soffiarci dentro con quel magone, che impedisce di emettere i suoni, e di inghiottire le lacrime.

Attaccano Can’t turn you loose, un vecchio successo di Otis Redding riproposto dai Blues Brothers, il consueto, festoso, outro di chiusura dei loro concerti. “Non posso lasciarti andare” si traduce, in italiano, quel titolo.

Massimo Speri, l’anima della Kugghia Bros Band, si è imposto di farcela anche stavolta a presentare, brillante e orgoglioso, come ogni volta, uno per uno, tutti i suoi orchestrali.

L’onore tocca oggi, per l’ultima volta, solo ad uno di loro. Il migliore. “Alla chitarra…il maestro Mimmo Piccooo!”. Ma la voce, stavolta, gli si rompe in gola. Sommersa dagli applausi.


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