di Filippo Ferretti
Piccioni all’Odeon
Una sorprendente folla, composta da oltre duecento spettatori in sala e da numerosi intervenuti solo per portare un saluto al regista, ha caratterizzato il ritorno a casa di Giuseppe Piccioni, presente alla multisala Odeon per presentare il suo nuovo film, “Zvanì, il romanzo famigliare di Giovanni Pascoli”, il dodicesimo della sua carriera.
La proiezione, organizzata per l’occasione dal patronato “50 & Più” di Ascoli e Fermo con la collaborazione dell’Amministrazione comunale, ha offerto al pubblico la possibilità di ascoltare dalla viva voce del cineasta ascolano la genesi, i segreti, le emozioni e le fatiche legate alla realizzazione del film, che intende ripercorrere gli anni giovanili del poeta: la ribellione contro le ingiustizie, le inquietudini interiori, il senso di abnegazione per la poesia, i sentimenti ossessivi verso le sorelle e la sua profonda solitudine.
Guido Nardinocchi con Peppe Piccioni
«Girare questa pellicola è stata un’avventura: non voglio che i protocolli delle produzioni limitino le passioni e il romanticismo che dovrebbero esserci dietro ogni progetto filmico», ha esordito il regista una volta salito sul palco, preceduto dai saluti di Guido Nardinocchi della “50 & Più” e dell’assessore Donatella Ferretti.
«Durante la lavorazione, tutti noi, a partire dagli attori, siamo stati contagiati dalla figura di Pascoli, un fantasma che aleggiava su di noi e con il quale dovevamo fare i conti», ha detto Piccioni rivolto alla nutrita platea, ammettendo che quello dedicato al poeta sia stato per lui un film molto personale, in cui si è più volte rispecchiato, soprattutto quando la storia affronta il ricordo delle persone scomparse a cui si vuole bene.
«Volevo soprattutto che il pubblico vedesse quel Pascoli che la scuola non ci ha fatto conoscere: lui aveva un cuore sanguinante, perché le sue mancanze lo avevano reso diverso, sensibile e vulnerabile davanti allo scorrere della vita», ha aggiunto, sottolineando come il progetto abbia potuto contare sulla storia concepita da un grande sceneggiatore, Sandro Petraglia, e su un cast meraviglioso.
«Ho cercato di tirar fuori dagli interpreti, tutti bravissimi, i sentimenti estremi che i loro personaggi provavano, a partire da quegli abbracci carichi d’amore», ha confessato a proposito del suo lavoro con gli attori: Federico Cesari nel ruolo del protagonista, le due sorelle interpretate da Benedetta Porcaroli e Liliana Bottone, e tutti gli altri.
Volti perfetti di un cinema che, a dispetto delle urla che tanto ci circondano dal piccolo e grande schermo, è sussurrato, capace di parlare d’amore e di rifugiarsi nel passato per riflettere sulla vita presente.
«Lui era un uomo incredibile, colto, profondo, duttile: sapeva guardare anche al futuro», ha rivelato il regista ascolano a proposito di Pascoli, che ha tanto studiato prima e durante le riprese: le sue opere, le lettere, le gesta.
«Spero che dopo questo film lo spettatore abbia voglia di riscoprirlo meglio», ha confidato, riferendosi alla sua ultima opera, girata in Emilia-Romagna e in Toscana un anno fa, coprodotta da Rai Cinema e interpretata da un drappello di volti noti del suo cinema, per ricreare quella famiglia fatta di nomi e di volti che ha accompagnato tutta la sua carriera: il ritrovato Riccardo Scamarcio, impegnato qui in un cameo, ma soprattutto i volti femminili.
Piccioni con Marco Trionfante
«Sì, qui con me c’è di nuovo Benedetta Porcaroli, così come ho voluto anche Margherita Buy e Sandra Ceccarelli, le due mie muse del passato. Attenzione tuttavia alla new entry Liliana Bottone: vi stupirà», ha concluso, prima di lasciare il pubblico alla proiezione, affiancato da due attori del territorio scelti per interpretare personaggi determinanti della storia, anche se in brevi apparizioni: Marco Trionfante e Stefano Baldoni.
A proposito del suo lungo percorso cinematografico, iniziato nel 1987 ad Ascoli con “Il grande Blek” e tornato nei luoghi della sua terra quattro anni fa per girare “L’ombra del giorno”, Piccioni ha infine confidato di auspicare grandi celebrazioni in occasione dei quarant’anni del suo film di debutto.
L’Odeon pieno per “Zvanì” del regista ascolano Piccioni
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