Samb, il caso dello striscione: le parole sui terremotati e i fondi dietro la Curva Sud

DERBY - La frase esposta dai tifosi rossoblù durante il derby casalingo contro l'Ascoli crea polemica: sta dividendo i social e non solo. Dal rogo del "Ballarin" ai cori sulle alluvioni, quando la tragedia diventa pretesto becero per gli sfottò
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di Andrea Pietrzela 

 

Durante il derby di Coppa vinto dalla Samb, allo stadio “Riviera delle Palme” è spuntato un elemento, in particolare, che sta facendo molto discutere il popolo dei social e non solo. Si tratta di uno striscione dei tifosi rossoblù, molto eloquente, che recita: “Terremotato rimani nella cassetta, con i tuoi soldi ci facciamo la curvetta“.

Il discusso striscione

 

Ora, fermo restando il cattivo gusto dell’idea e il fatto che una tragedia – che si tratti di terremoto, rogo, alluvione o quant’altro – non dovrebbe mai entrare nel mondo dello sport per “sfottere” l’avversario, in tanti, in un primo momento, non hanno capito il reale significato del testo.

 

Lo striscione dei tifosi della Samb non è rivolto ai terremotati, bensì punta a difenderli: l’accusa è nei confronti di Ascoli e dell’Ascoli, colpevoli, secondo i rossoblù, di aver utilizzato i fondi provenienti dal sisma 2016 per ricostruire la curva del “Del Duca” privando così di risorse coloro che avevano disperato bisogno di una nuova casa. Curva che, secondo tanti, aveva bisogno di essere ristrutturata già da prima del sisma.

 

Il documento

I FONDI POST-SISMA – Così abbiamo approfondito la questione. Domanda numero uno: i fondi stanziati per la ricostruzione post sisma erano destinati anche ad opere pubbliche? La riposta è – ovviamente – sì.

 

Come scritto nel “Vademecum Ricostruzione Sisma 2016”, documento dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione (che potete consultare integralmente cliccando qui). Tale carta stabilisce infatti che i fondi stanziati per il sisma del 2016 sono destinati sia alla ricostruzione privata degli edifici danneggiati – abitazioni, immobili produttivi, parti private -, sia alla ricostruzione pubblica nei territori colpiti. Nel documento, citiamo, si parla di “opere pubbliche” fra le categorie di interventi finanziabili nel contesto del cratere post sisma (oltre a “infrastrutture”, “dissesti”, “urbanizzazione” e altre voci). Nell’elenco si legge anche “impianti sportivi”.

 

I fondi stanziati per i danni provocati dal terremoto, dunque, non sono riservati solo e soltanto alle abitazioni private, ma esistono risorse e procedure specifiche anche per le opere pubbliche e infrastrutturali nei territori colpiti. Con una normativa vigente che distingue i due tipi di interventi, che hanno regole, procedure e titolarità diversi (con le opere pubbliche – come lo stadio – che devono seguire procedure di appalto pubblico).

 

La demolizione della curva, settembre 2024

I FONDI DELLA CURVA – Domanda numero due, la più discussa: i danni per i quali la curva sud è stata oggetto di ristrutturazione – entrata nel vivo lo scorso 13 ottobre, giorno in cui sono state gettate le fondamenta dell’impalcatura – sono davvero riconducibili al sisma?

 

La perizia che assevera il danno alla curva sud del “Del Duca” e lo riconduce al sisma è stata emessa nel novembre 2016. Tale documento ha sancito l’inagibilità della curva a causa dell’effetto prodotto dal terremoto sulla struttura. A quel punto servivano fondi per finanziare l’intervento di ricostruzione, arrivati tramite un’ordinanza emessa dalla Struttura commissariale: si tratta dell’ordinanza numero 137 del 2023 (consultabile qui). Che ha diviso l’intervento in due parti: 3,5 milioni per il lato est della curva – nel documento “opera 152” – e 3,5 per il lato ovest – “opera 707”. Totale: 7 milioni di euro.

 

Lato tecnico, dunque, nulla da eccepire: c’è una perizia che assevera il danno causato dal sisma. E ci sono fondi arrivati nel 2023 destinati alle opere pubbliche. Lato politico, invece, si potrebbe stare ore a discutere sulla scelta e/o sui criteri di valutazione: anche se si tratta di fondi destinati ad opere pubbliche, è stato giusto destinarli ad una curva di uno stadio andandoli a togliere, magari, ad altre opere?

 

Striscione e fondi a parte, la cosa nauseante, che resta, è che un’altra tragedia sia stata portata dentro uno stadio, diventando pretesto per l’ennesimo “sfottò” di pessimo gusto che fa ridere soltanto le menti più piccole, semplici, campanilistiche. Come i riferimenti, da parte degli ascolani, al rogo del Ballarin o i cori che auspicano alluvioni in Riviera.

 

Cronache Picene, lo diciamo chiaro e tondo per chi ancora non lo avesse capito, non milita né dall’una né dall’altra parte, e si allontana da modi di interagire vuoti e beceri che restano – ad Ascoli, San Benedetto, ovunque – ingiustificabili.


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