Marche, allarme demografico: «Entro il 2050 quasi 140mila residenti in meno»

I DATI emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi della Cisl Marche su dati Istat, che fotografa una regione in profonda trasformazione demografica e sociale. L’area costiera, che occupa appena il 10,6% del territorio, ospita il 40% della popolazione, mentre nelle zone interne, pari al 66% della superficie regionale, vive solo il 27% dei marchigiani
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Le Marche rischiano di perdere quasi 140mila abitanti entro il 2050, con un progressivo invecchiamento della popolazione e un forte squilibrio territoriale tra costa e aree interne. È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi della Cisl Marche su dati Istat, che fotografa una regione in profonda trasformazione demografica e sociale.

Mario Ferracuti

Secondo le proiezioni, la popolazione marchigiana scenderebbe di 139.167 unità tra il 2025 e il 2050. I giovani sotto i 25 anni calerebbero del 53% (–74.851 persone), mentre gli over 64 aumenterebbero del 25,6% (+100.527) e gli over 84 del 63,6% (+46.639). Gli anziani, che oggi rappresentano il 24,7% della popolazione, arriverebbero al 34,6%, mentre gli ultraottantenni passerebbero dal 4,1% al 7,1%.

Nel 2024 i residenti nelle Marche erano 1.482.746, distribuiti in 225 comuni. L’area costiera, che occupa appena il 10,6% del territorio, ospita il 40% della popolazione, mentre nelle zone interne, pari al 66% della superficie regionale, vive solo il 27% dei marchigiani, con difficoltà crescenti nell’accesso ai servizi e nella tenuta del welfare locale.

Sul piano migratorio, la presenza di cittadini stranieri – dopo il picco del 2014 – è tornata a crescere leggermente, raggiungendo nel 2025 il 9,2% dei residenti. Resta però significativo l’esodo dei marchigiani verso l’estero: tra il 2013 e il 2024 si contano oltre 37mila cancellazioni anagrafiche, di cui più di 9mila riguardano laureati.

La Cisl Marche lancia l’allarme: servono politiche integrate di lungo periodo per contrastare lo spopolamento, rilanciare la natalità, rafforzare i servizi sanitari territoriali e sostenere l’occupazione giovanile e femminile. «Il rischio – avverte il segretario generale Marco Ferracuti è quello di un indebolimento della coesione sociale e di una perdita di competitività per l’intera regione. Il 2050 non è un destino già scritto, ma il risultato delle scelte che sapremo compiere oggi».


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